Giovanissimo, è a capo del bancone de La Moderna, locale che ha aperto a Testaccio negli spazi del nuovo mercato rionale di via Galvani e dove, ultimamente, ha curato un interessatissimo evento: la Bartender’s Social Night, un ciclo di domeniche in cui sono stati ospitati alcuni tra i migliori barman europei, chiamati a reinterpretare la carta de La Moderna. Ecco a voi il sunto della nostra chiacchierata
Zero: Iniziamo dalle presentazioni.
Valentino Longo: Ciao, sono Valentino Longo e sono nato il 13/11/1988.
Quando hai iniziato ad appassionarti al mondo della miscelazione?
Tutto è iniziato nel lontano 2009, prendendo i primi schiaffi all‘Hotel de Russie. Cominciai come semplice lavabicchieri, ma appena mi dettero la chance di salire sul banco non scesi più.
Ti ricordi il primo cocktail che hai fatto?
Certo, ero sempre lì nel mio piccolo angolo pronto a rubare con gli occhi e segnarmi le ricette, appena i manager si allontanavano ero il primo a salire sul banco e preparare drink per lo staff. Il primo fu il Castro Street, il mio preferito del menu, un mix semplice di Cynar, vermut e Campari con del cetriolo pestato e rim di Maldon. Il primo drink che invece feci da „lavoratore“ fu il tanto „odiato“ spritz: se ne facevano a secchi lì.
Quando hai capito che questa sarebbe stata la tua professione?
Da subito. Mi ha sempre affascinato il bancone, avere l’attenzione addosso, essere lì al centro, sotto gli occhi di tutti anche solo preparando un Gin Tonic: bellisssimo! Era quello che volevo fare da sempre!
Dove hai lavorato?
Dopo il de Russie sono partito per Londra: se vuoi imparare questo mestiere è lì che devi andare. Sono passato per 5 stelle come il Corinthia e il Ritz, finendo al Bam-Bou, famoso per le sue 170 etichette di whisky giapponese.
E ora?
Adesso sono il capo barman de La Moderna, un mix di cocktail bar, ristorante, swing e film. Tornato a Roma mi hanno presentato il proprietario dello Splendor e La Moderna, Luca D’Angelo, una persona amante del bar e del bere, con l’obiettivo di avere sempre di più, un po‘ come me. Insieme abbiamo costruito anche una Moderna a Miami.
Che ne pensi della piazza romana?
Quando sono tornato da Londra è stata durissima. Sono tornato pensando di fare il boom con sciroppi, essenze, bitter, ma purtroppo il „romano“ non è pronto per questo: il romano vuole essere coccolato e incuriosito, gli piace il classico, ma la cosa più importante è che deve stare bene. Devo dire, però, che le cose stanno andando nel verso giusto, c’è molta curiosità nel mondo del cocktail e del bere, c’è molta più conoscenza rispetto a prima e molti più bravi barman in giro. Ci vuole pazienza, ma stiamo crescendo. Un anno fa feci un Negroni in un blocco di ghiaccio cristallino, subito il cliente si alzò verso di me lo sbatté davanti al bancone e disse: «Aho bello, t’ho chiesto un Negroni mica un iceberg rosso». Ecco, ora invece facciamo 2 blocchi da 30 kg a settimana. Stiamo crescendo, ma ci vuole ancora pazienza.
Puoi parlarci della tua attuale lista cocktail? Che consiglieresti di provare?
I nostri drink rappresentano le varie situazioni in un bar. Abbiamo il Dr. Strangelove che è un po‘ il piacione di turno; Kama&Sutra, che sono gli amanti avvinghiati della situazione; l‘Ernesto è l’uomo che non deve chiedere mai. Ad ogni personaggio un cocktail abbinato, drink semplici, con pochi ingredienti, ma essenziali. Chi è che non ha mai avuto un Kama&Sutra al bancone, dai!?
Un oggetto senza il quale non potresti lavorare?
Il jigger o misurino, mi piace essere perfetto in tutto.
Qual’è il cocktail che preferisci bere?
Il classico Gin Martini, il più semplice ma il più difficile da preparare.
Quello che preferisci preparare?
Vado matto per il Martini, mi eccita tantissimo prepararlo e vedere che raggiunge la perfezione diventando „oleoso“. (La moderna è nella nostra classifica dei migliori Martini di Roma, nda)
Ci dici dove ti piace andare a bere quando non sei al lavoro?
La Piccola Abbazia per una birra, l‘Hotel de Russie per un Martini, il Banana Republic per divertirmi, il Co.So. per svagare.