È stato il party rivelazione della stagione 2015-2016, pochi dubbi. Basti guardarne i nomi: Inigo Kennedy, Anthony Parasole, Shifted, Shxcxchcxsh, Sigha, Domenico Crisci, Ayarcana, Zadig, Luciano Lamanna, Gaja, Dax J, Under Black Helmet, VSK, Adam X, Phase Fatale, Wrong Assessment, BXP. Messi così, tutti insieme, sembrano usciti dal cartellone di un festival che in Italia non esiste ancora, e che chissà. Esplorazioni techno di un certo livello, con manciate di storia e iniezioni di futuro: questo è TimeShift, l’evento che va in scena a Zona Roveri almeno una volta al mese sorretto dagli sforzi del giovanissimo Andrea Gargiulo, classe 1993, conosciuto anche come Andre Kbld quando si cimenta alla consolle. Andre, insieme al suo gruppo di compagni, tutti animati dalla stessa frègola, ci crede tantissimo; ha un entusiasmo che cresce, serata dopo serata, e si proietta in un’atmosfera che conquista sempre più adepti. L’importante è divertirsi, forse non ci crederete. Eppure…
Abbiamo così deciso di intervistarlo in occasione del penultimo appuntamento della stagione, domenica 24 aprile, forse il più importante considerati gli ospiti: Speedy J, Headless Horseman e SNTS.
Iniziamo dalle anagrafiche: data e luogo di nascita
27 dicembre 1993 a Vico Equense in provincia di Napoli.
Perché sei arrivato a Bologna?
Perché sin da piccolo sognavo Bologna come meta dove completare i miei studi, visto che mio padre ci ha lavorato per tanti anni e me ne parlava sempre molto bene e poi avevo bisogno di fare un’esperienza al di fuori del mio paese natale, ovvero, Sorrento.
Quando hai iniziato ad appassionarti alla musica?
La passione per la musica l’ho sempre avuta, i miei genitori hanno sempre ascoltato buona musica e grazie a loro ho conosciuto artisti come Pat Metheny, Billy Idol, Stanley Clarke o band come i Cure, ZZ Top, Scorpions, Depeche Mode, ad esempio. Alla musica elettronica mi ci sono avvicinato da una decina d’anni iniziando con i Justice, Chemical Brothers e Fatboy Slim, ovviamente la roba un po più electro che passava MTV e soprattutto quelle che erano le tracce dei miei videogiochi preferiti, ricordo ancora che Rockafeller Skank era una delle soundtrack di Fifa 99. La techno è stata l’ultimo passo di questo percorso formativo e culturale. Per me la musica è un mezzo d’espressione che può mutare nel tempo rappresentando a pieno quelli che sono i sentimenti di una generazione, quindi, è generatrice di cultura.
Timeshift com’è nato? Chi c’è dietro e chi fa cosa?
TimeShift è nato dalla voglia di proporre la nostra musica e i nostri artisti preferiti in città senza dover esser obbligati a fare trasferte disumane in primis, e poi per poter costruire line up degne di nota fondendo insieme live e dj sets per ottenere un perfetto viaggio nella musica elettronica. Diciamo che il TimeShift lo possiamo quasi considerare un collettivo a „conduzione familiare“. Ovviamente alcuni ci hanno lasciati e nuovi membri sono entrati a far parte di questo progetto. Per adesso io, Bruno Barbetti e Roberta Aloi con l’aiuto di Domenico Tranquilla e Massimiliano Ciro Fortunati ci occupiamo di tutta la parte logistica e burocratica che gira attorno ai nostri eventi; non c’è una gerarchia particolare, ci occupiamo di tutto: dall’allestimento della location, alla promozione e produzione dell’evento sia su TimeShift che su altri eventi che facciamo in collaborazione con altri gruppi di Bologna come il B.U.M., Led X o i regaz di 320Kb.
Raccontaci la tua giornata tipo il giorno dell’evento, dall’inizio alla fine
Si inizia con l’ansia, si continua con l’ansia e si finisce la maggior parte dell’evento con una gioia ed eccitazione bestiali. Visto che sono sempre in giro a fare fra alberghi, aeroporto e club, riesco a godermi solo le chiusure delle serate e, credimi, poter vedere il pubblico che si diverte e sapere che è grazie a noi mi riempie sempre il cuore e non mi fa pesare il duro lavoro delle ore precedenti.
Qual è l’aspetto più duro del tuo lavoro? E quello più emozionante/divertente?
Riuscire sempre a far quadrare il tutto per tenere in piedi la baracca è la cosa più difficile, sempre. Quella più emozionante è di poter vedere sul tuo palco esibirsi idoli, pietre miliari e facce fresche della techno, e vedere di esser riusciti a costruire una bella famiglia che orbita intorno al TimeShift.
Com’è il vostro pubblico?
Interessante e interessato, ed è una delle cose che mi fa più piacere. Si è creata una bellissima situazione che oserei definire „familiare“. C’è una parte del nostro pubblico che è ormai lo zoccolo duro di quel che abbiamo costruito durante questo paio di anni, e sono proprio loro a renderci il lavoro più leggero per via del loro atteggiamento, del sorriso sempre stampato in faccia e dell’atmosfera super friendly che viene a crearsi nelle prime tre file. Di base è un pubblico colto, rilassato, appassionato e una grossa parte non è neanche bolognese, ma gente disposta a fare tanti km una volta al mese solo per venire a trovarci.
Con Zona Roveri il rapporto com’è?
Ottimo, i ragazzi di Zona Roveri sono spettacolari, c’è un ottimo feeling. Ci hanno sempre supportato dal primo momento e ciò ci ha reso possibile di poter crescere e portare a termine questa stagione. Ci hanno sempre voluto dare lo spazio per poter crescere da soli senza mai metterci paletti o limiti, come la maggior parte dei proprietari tende a fare. Nonostante con lo staff di Zona Roveri non condividiamo lo stesso genere di musica, il fatto che il club sia anche un polo musicale importante e curatissimo – con le sue sale prova e studi di registrazione modernissimi- rende ancora più speciale TimeShift agli occhi degli artisti che ci vengono a trovare, abituati a club italiani discostati dal mondo della produzione musicale ma concentrati solo sull’evento in sé.
Come lo vedi TimeShift nel futuro?
Non abbiamo mai progettato nulla per TimeShift da quando è nato fino ad oggi è venuto tutto da sé, quindi, non abbiamo ancora deciso cosa sarà TimeShift da grande. Asseconderemo noi stessi che cambiamo, il pubblico che cambia, le tendenze che cambiano, ma sempre rimanendo coerenti sulla nostra linea d’azione. La coerenza è ciò che ci ha resi forti durante questa stagione, averlo imparato è fondamentale per noi.
E tu come ti vedi tra qualche anno? Cosa vuoi fare da grande?
Con qualche capello in meno e qualche cosa in più da poter scrivere sul mio curriculum; vorrei poter fare tante cose da grande, ma non mi dispiacerebbe fare quello che già faccio adesso ma con una solidità e una sicurezza diversa.
Hai qualche aneddoto su qualche ospite da raccontarci? Chi è stato il più simpatico?
Ne ho ma non si possono raccontare, ne va del nostro lavoro. In assoluto il migliore è stato Zadig, una persona ed un’artista di un altro pianeta. Uno che potrebbe essere mio padre ma che non si fa alcun problema a dirti che sei tu il capo, e che sei stato molto bravo a farlo. Sono complimenti che hanno un peso diverso dagli altri.
Qual è l’artista che sogni di chiamare da sempre?
Aphex Twin. Punto.
Come la vedevi Bologna prima di arrivarci? E come la senti ora che ci sei dentro?
La vedevo una città molto grande, e io piccolo e del sud… Invece ora mi rendo conto solo che è un paesone, in poco tempo sono riuscito a sentirla molto mia e a conoscere nel bene o nel male tutti i suoi pregi e difetti. Ma soprattutto ho scoperto sulla mia pelle che Bologna è la città in cui se vuoi fare davvero qualcosa, ti verrà permesso di farlo se hai la stoffa adatta e costanza e impegno. Nessuno qui ti impedirà di esprimerti.
Oltre a TimeShift, quali sono le altre realtà nuove della città che reputi interessanti?
Penso che la realtà nuova più interessante di quest’anno sia il Mint Sound, i ragazzi hanno messo su uno spazio dedicato alla musica elettronica sotto ogni aspetto e sfaccettatura, in cui poter essere davvero partecipi, sentendosi a casa propria, proprio come in un buon negozio di dischi berlinese.
Mi sembra che siamo in un periodo in cui l’offerta notturna si divide in grossi dj/proposte e di qualità/feste generaliste gratuite. Insomma ce n’è per tutti i gusti. È un bene o un male secondo te?
Le feste generaliste gratuite sono quelle che su Bologna hanno la meglio, il pubblico bolognese, che è perlopiù di universitari, preferisce spendere poco e male piuttosto che spendere il giusto e per prodotti di qualità. Il pubblico a Bologna non si è ancora aperto del tutto ad una vera cultura del club o peggio ha dimenticato la cultura del club che prima era fortissima qui in città. Incredibile, ma vero.
Oltre ad organizzare TimeShift fai anche il dj. Qual è il pezzo che hai passato più spesso ultimamente?
Marauder di Dj Hmc.
Hai anche altre passioni? Ci sono posti in città dove riesci ad appagarle?
Il vino. E ovviamente quale miglior posto se non il Pratello per appagare la mia sete di vino?
Un giorno un nostro amico in comune mi ha detto a mò di complimento: „Andrea mangerebbe pasta in bianco pur di portare avanti TimeShift“. È già successo?
Sì, ma era la pasta col tonno che è il vero piatto must della dieta dello studente bolognese. Per me continua ad essere comunque un complimento. Senza compromessi, senza sacrifici è difficile portare a casa un risultato concreto e soddisfacente. Penso che chi pensa di fare i soldoni faciloni con il commercio di musica non sia mosso da vera passione e rispetto per quel che fa; senza contare che resterà molto deluso sbattendo il muso con la realtà.