Nessuno che abbia frequentato l’Isola e piazza Archinto può cancellare dalla mente la frenetica accoglienza di Luca, velocissimo a schizzare tra i tavoli, prontissimo a salutare chiunque passi nel raggio dei sei angoli della piazza. Luca è un radar e un ciclone. Conosce tutti, dagli abitanti storici ai ragazzini che da pochi anni si affollano nella notte isolana, dagli artigiani agli artisti, dagli entusiasti ai contestatori. Alla Cantinetta vengono a mangiare e a bere quelli del mercato del martedì e del sabato e i designer trentenni, le famiglie che lasciano i bimbi giocare nell’aiuola e gli attivisti più scatenati, i nuovi e gli ossi duri. Appena spunta il primo raggio di sole primaverile si fa la fila sotto gli aceri per mangiare la cotoletta e il nodino „al sole“, mentre quando l’umidità torrida comincia a sciogliere l’asfalto la folla si sposta all’ora della birretta, per durare indefessa fino a notte. E Luca è sempre lì, scattante e attento come un falco.
Quando hai aperto?
Mio padre e mia madre hanno aperto La Cantinetta nel 1992, con una sola vetrina. Nel ’99 ci siamo espansi nella seconda vetrina, dove c’era un salumiere, e nel 2014 abbiamo preso anche la terza, prendendo il posto del parrucchiere.
È sempre stata una trattoria?
No, all’inizio era un bar-enoteca. Vendevamo da bere, facevamo anche consegne nel quartiere. Era uno spazio troppo piccolo per fare trattoria.
E chi erano i vostri clienti?
I lavoratori, i meccanici, gli artigiani della Stecca, ma anche quelli del Pergola. A quelli in particolare portavo casse e casse di vino, senza fine.
E tu ci andavi al Pergola, lo frequentavi?
Ci passavo ogni tanto, c’era un sacco di gente. Un movimento pazzesco.
E quando avete cominciato a fare da mangiare?
Nel ’99, quando è fallita al salumeria e abbiamo comprato il suo locale. A quel punto abbiamo anche cominciato a piazzare i tavolini fuori, e utilizzavamo anche il muretto dell’aiuola: mettevamo delle panche di legno per mangiare anche là. Negli anni Duemila la clientela cominciava a diventare molto più mista, c’era della gente mai vista prima. Poi nel 2011 hanno rifatto l’aiuola davanti a noi, mettendo i giochi dei bambini e un po‘ di piante fiorite: e allora sono arrivate anche le famiglie. I genitori felici di bere e mangiare mentre i bambini giocavano.
Ah già, prima di questo cantiere avevano già rifatto piazza Archinto una volta.
Eh sì, io l’ho vista cambiare faccia tre volte. Le ortensie del 2011 hanno fatto il primo cambiamento, le persone hanno cominciato a stare qua e non solo a via Borsieri, poi sono arrivati gli altri bar, il Vynil e il cinese. Piazza Archinto si è popolata. Noi nel frattempo ci siamo espansi anche nella terza vetrina dell’ex parrucchiere e abbiamo raccolto il boom: la piazza è esplosa, piena ogni giorno a ogni ora del giorno di persone diverse, vecchi, bambini, e soprattutto una montagna di giovani.
Te l'aspettavi?
Mah, se ti devo dire la verità quando mi dicevano „questo quartiere diventerà una bomba, ci verrà la gente col grano“, non ci credevo tanto. Un anno (un anno solo per la verità) c’erano degli spacciatori con le bici ogni due metri, facevano un po‘ paura – io pensavo che non poteva cambiare troppo. E invece.
E come li vedi questi nuovi lavori?
Ah, bellissimo, dopo ci sarà un bordello tremendo. La piazza sarà completamente invasa e pure le vie intorno. Ci sarà ancora più street food. Forse gli abitanti però se ne scapperanno.
Ma tu pensi di aprire fino a tardi la notte?
No, io voglio restare così, alle 11 e mezzo a un certo punto chiudo. Ho sempre avuto rispetto per il quartiere. E poi la notte voglio uscire.
E dove vai?
Al Chiringuito di San Siro.
Ma secondo te Isola uscirà bene da questo momento?
Ma sì, basta che stiano tutti attenti al rapporto qualità/prezzo, soprattutto qua. Non puoi sforare troppo, devi stare sui 5/7 euro per un drink, se no la gente se ne va. Se arrivi già a 10 non ci vengono, oppure fanno una sola consumazione. Se stai a 5/7, ne prendono 4 o 5.
Che cosa ti piace dell'Isola?
Qui c’è rispetto. Tutti si rispettano, vedi? Anche gente che non c’entra niente, persone tutte diverse tra di loro: non è come a Garibaldi, che si picchiano, si accoltellano, c’è rispetto.