Si può parlare di arte anche su TikTok? La risposta migliore potrebbe senza dubbio darla Rey Sciutto, noto divulgatore – meglio definirlo “art sharer” – di origini calabresi ormai di casa a Bologna, sua città adottiva sin dai tempi dell’università. Due lauree in Storia dell’arte alle spalle, Remo (questo il suo vero nome) ha saputo indovinare la sua personalissima formula vincente creando il proprio modo di fare divulgazione e “svecchiando” l’approccio a una materia considerata quasi prettamente accademica, totalizzando un riscontro di pubblico da mezzo milione di follower (il “Sacro Calabro Impero”) se si tiene in considerazione la sua presenza social su TikTok, Facebook, YouTube e Instagram.
Su qualsiasi piattaforma, la cifra caratteristica di Sciutto è una sapiente commistione di contenuti vari legati al mondo dell’arte uniti a uno stile e un linguaggio più spiccatamente contemporanei. Tra reel e voice over, in un insieme di aulico e prosaico, materia storica e tecnologie sui nuovi dispositivi, quello creato da Sciutto è un sano infotainment capace di ammiccare al pubblico più giovane e avvicinarlo ai grandi nomi dell’arte, veicolando al contempo anche spunti di riflessione e dibattito, in uno stile che di certo non sdegnano neanche i follower più adulti.
Quindi sì, Rey Sciutto ci dice che si può divulgare l’arte anche su TikTok. Ne ha parlato con Salvo Bruno.
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Ormai i numeri parlano per te: tra tutti quelli totalizzati sulle varie piattaforme social, con i tuoi video raggiungi il mezzo milione di follower. Secondo te, cosa rende particolari i video di Rey Sciutto e cosa ti accomuna/differenzia dagli altri art influencer?
Beh, tendenzialmente non amo molto paragonarmi agli altri e alle altre creator, soprattutto se bazzicano il mio stesso ambiente artistico, però se proprio dovessi rispondere a questa domanda direi che una differenza sostanziale è il saper coinvolgere in maniera leggera il pubblico. Nei miei primi video cercavo di offrire solo il contenuto, la nozione, senza fronzoli o battute di spirito, cosa che poi in realtà ho capito essere fondamentale per due motivi: mantenere alta l’attenzione del pubblico fino alla fine del video, e sopratutto per creare un personaggio, che oggi è appunto il Sacro Calabro Imperatore.
Un’altra cosa che noto, direi poco rilevante ma abbastanza interessante come fenomeno in sé, è che fra coloro che ormai del cosiddetto “art sharing” ne hanno fatto un mestiere, io sono l’unico uomo.
Il video che per primo ti ha fatto dire “Ok, questo video funziona, ne faccio altri così”?
Era il 9 maggio 2021 e quel giorno pubblicai il video che mi fece raggiungere 400k di visualizzazioni e con il quale ho accumulato i miei primi 10k follower, in cui narravo la leggenda intorno alla “rinoplastica” di Federico da Montefeltro. Usai un format in cui praticamente narravo la storia a me stesso, cioè interpretavo due personaggi, uno che non la conosceva e l’altro che la spiegava. È un format questo che, non mi vergogno a dirlo, ho “rubato” a un creator molto bravo che si chiama Josh Otusanya, ma che all’epoca non era nulla di nuovo in realtà, ma funzionava lo stesso. In America direbbero “Old but gold!”.
Chi ti segue da tempo sa che Giorgio Vasari non è proprio il “collega” che avresti voluto conoscere. Se potessi fare una chiacchierata e fare un aperitivo con un artista del passato, chi incontreresti? E con qualcuno di contemporaneo, sogni una collaborazione?
Specifichiamo che il mio odio per Vasari è l’unica parte fasulla del mio personaggio; in realtà non lo odio, il suo contributo in quanto biografo è indiscutibilmente fondamentale per chiunque si approcci alla storia dell’arte medievale e moderna, per cui gli dobbiamo tanto in realtà,
indipendentemente da tutto (non lo amo particolarmente come pittore, questo sì).
Ad ogni modo, a me piacerebbe parlare con qualche artista le cui fonti biografiche sono scarsissime, più che altro per chiedergli cose che mi sono sempre chiesto ma che ovviamente sui libri non si trovano, tipo come si lavorasse all’epoca, quanti committenti avesse in quel momento, magari scoprendone di nuovi mai citati. In tal senso credo che sceglierei Wiligelmo, ma anche Magister Volvinius non mi dispiacerebbe.
Per quanto riguarda invece il contemporaneo, io sogno una collaborazione con Barbascura X, così magari la gente vedendoci fianco a fianco smetterà finalmente di paragonarci e di accusarmi di plagio nei suoi confronti.
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Spesso nei tuoi video si nota un’attenzione alla queerness dei protagonisti della storia dell’arte dei quali parli, rendendoli più “umani” e vicini al tuo pubblico, sensibilizzando soprattutto le persone giovani. È il caso di dirlo, ciò diventa un sano pretesto per portare avanti alcune battaglie di genere che riguardano anche te in prima persona.
Decisamente, essendo io bisessuale e non-monogamo la lotta per i diritti civili mi sta ovviamente molto a cuore, quindi piazzare ogni tanto qui e là qualche punta di sano attivismo e divulgazione queer nei miei video credo sia il minimo che possa fare.
Posso dire però in maniera abbastanza certa che in realtà non è tanto la fascia giovane che deve essere sensibilizzata quanto quella senior. Io ripongo molta speranza nella gioventù, tutto quello che ho decostruito della mia personalità e della mia visione del mondo è stato soprattutto grazie ai dibattiti e alle conversazioni, a volte abbastanza accesi, che ho fatto con persone molto più giovani di me, gente che a volte aveva a malapena diciott’anni. L’astio e la “paura” della novità li trovo maggiormente in quella fascia d’età che ormai tendiamo a piazzare nella macrocategoria dei boomer, ed è lì secondo me che bisognerebbe cominciare un vero e proprio lavoro di rieducazione culturale, anche se molto più complicato.
Hai creato una community ormai ampia che scherzosamente chiami “il Sacro Calabro Impero”, con tanto di stemma, in onore alle tue origini calabresi. Ti è capitato, a Bologna o altrove, che ti abbiano fermato per strada chiedendoti una foto o autografo?
Certamente, più crescono i numeri più spesso capita che la gente mi riconosca per strada e mi chieda un selfie, com’è normale che sia del resto. Il record giornaliero però credo di averlo battuto recentemente, non a Bologna ma a Trento, in cui ero ospite insieme al mio caro compare Chimicazza per il Poplar Festival 2023: al concerto finale a occhio e croce ci saranno state circa cinquemila persone, molte delle quali avevano assistito al nostro panel del pomeriggio, per cui vien di conseguenza che tra una canzone e l’altra la gente ci riconoscesse e scambiasse due chiacchiere insieme a noi.
Permettimi di approfittarne per dire, una volta per tutte, che non mordo!
Sai, molte persone mi scrivono in direct dicendomi che mi avevano visto nel posto x ma non mi avevano fermato perché credevano di disturbarmi. Ecco, a queste persone vorrei sinceramente dire di stare sciallissimi, a me non può far altro che piacere se riesco a darvi un volto e constatare che non siete solo numeri che aumentano giorno dopo giorno ma persone vere.
A proposito di Bologna, tu vivi in città già da parecchi anni perché, come molte studentesse e studenti, sei venuto qua principalmente per motivi di studio. Negli ultimi anni la città sembra cambiare radicalmente sotto molti aspetti. Pensi di continuare a viverci ancora o in futuro ti si vedrà in giro altrove?
Te lo dico chiaramente: io a Bologna ho intenzione di morirci. Se sia cambiata non saprei dirtelo con certezza, più che altro perché non ho molti termini di paragone.
Ormai per il lavoro viaggio spesso ed esco molto poco la sera, quindi certi ambienti che frequentavo negli anni dell’università ormai sono quasi dei ricordi lontanissimi per me. Tuttavia, sono certo nel dire che a Bologna ho trovato il mio posto del cuore e non intendo abbandonarlo.
Se proprio devo trovare un cambiamento radicale della città che ho notato, e che credo sia palesemente visibile agli occhi di chiunque, è che Bologna è decisamente più cara, su tutti i fronti, rispetto a quando mi ci sono trasferito io tanti anni e capelli fa.
Per concludere, qualche spoiler sul prossimo futuro?
Non potrei, ma ti lascio giusto due parole che potrebbero fungere da indizio: “copertina” e “canale”. Chi vivrà, vedrà.