Da un lato stamperia d’arte specializzata nell’uso della serigrafia, dall’altro galleria. Dal 1995 Squadro è diventata un punto di riferimento a Bologna e in tutta Italia, anche grazie alle numerosissime collaborazioni con alcuni grandi disegnatori e disegnatrici: Lorenzo Mattotti, Francesca Ghermandi, Ericailcane, Gianluigi Toccafondo, Stefano Ricci e molti e molte altre che negli anni hanno direttamente preso parte nelle fasi del lavoro di riproduzione creativa e hanno avuto la possibilità di sperimentare con metodi sempre diversi.
Le loro serigrafie d’autore e le altre opere, tutte numerate e firmate, si possono acquistare anche online, ma poterle ammirare attraverso l’ampia vetrata di via Nazario Sauro ed entrare e osservare da vicino il processo di stampa è un privilegio che si può godere solo a Bologna.
Le menti e le sapienti mani dietro a tutto questo sono quelle di Ennio Fresco e Paolino Flore, che sabato 10 maggio proseguono nei festegiamenti per i trent’anni con una nuova mostra a quattro mani, con le opere di Gianluigi Toccafondo e Francesca Ghermandi, BAZAR.
«Ennio e Paolino – ci racconta Toccafondo – li ho conosciuti nel 1996. All’epoca ero un po‘ refrattario alla serigrafia, avevo avuto brutte esperienze e non credevo che il mio lavoro fosse adatto, essendo molto incentrato più sull’aspetto materico e pittorico. La serigrafia la consideravo invece un appiattimento del colore. Da Squadro mi ci portarono Stefano Ricci e Giovanna Anceschi e osservando il lavoro di Ennio e Paolino mi dovetti subito ricredere. Abbiamo iniziato a fare una selezione dei colori, poi i lucidi, poi sono intervenuto sulle stampe e da lì mi si è aperto un mondo. Si può dire che tutto il mio lavoro successivo è stato influenzato da quel momento, soprattutto nell’animazione.»
Ecco invece quello che ci ha raccontato Ennio.
Partiamo da te e Paolino: come vi siete conosciuti?
Siamo tutti e due sardi e ci siamo incontrati per caso a Bologna. Entrambi abbiamo avuto i nostri percorsi artistici personali. Io arrivavo qui dopo aver vissuto sei anni Ginevra dove lavoravo con la fotografia e con la stampa, mentre Paolino è arrivato a Bologna per vie traverse e anche lui aveva già avuto esperienze sia con il disegno che con la stampa. Ci siamo conosciuti perché entrambi lavoravamo in un’altra stamperia d’arte di Bologna, Il Navile. Eravamo dei garzoni di bottega.
Squadro com’è nata?
È nata quando abbiamo deciso di rilevare Il Navile perché il proprietario voleva chiudere. In quel momento abbiamo deciso di integrare l’attività e, oltre al lavoro di stamperia, abbiamo aggiunto quello sulle edizioni d’arte; quindi, oltre alle commissioni, che rappresentavano l’entrata che garantiva sostenibilità, abbiamo subito capito che volevamo lavorare sul disegno, sull’illustrazione e il fumetto, e quella è stata la linea che abbiamo seguito sin dall’inizio.
E gli artisti come sono arrivati e perché hanno scelto di lavorare con voi?
Li abbiamo contattati direttamente. Lorenzo Mattotti, Gianluigi Toccafondo, Francesca Germandi, ecc. hanno iniziato a lavorare con noi dopo averli incontrati. Sono sempre stati entusiasti di farlo soprattutto per l’aspetto produttivo della collaborazione, che non consiste nella semplice esposizione di opere, ma anche nella possibilità di poter sperimentare con la stampa. Anche con Magnus: con lui, quando ancora era in vita, abbiamo fatto l’unica sua mostra a Bologna nel 1996. Poi ci sono stati Stefano Ricci e Giovanna Anceschi che hanno curato la direzione artistica della galleria proponendo anche loro degli artisti. Con Stefano in particolare la collaborazione è stata frequente ed è sempre andata avanti.
Squadro non è stata però sempre qui in via Nazario Sauro...
No, la stamperia Il Navile era in via Dei Bersaglieri. Da lì ci siamo trasferiti poi in via Avesella, negli ex locali della galleria Neon, che nel frattempo si era trasferita proprio nella stessa via dei Bersaglieri, in un locale vicino. Lì siamo stati per pochi anni, dal 1995 al 1998, e poi siamo arrivati in via Nazario Sauro. L’idea era, infatti, quella di stare in centro e creare una bottega, mettersi in vetrina con le macchine da stampa in modo che le persone che passavano di lì potessero incuriosirsi ed entrare a vedere, quindi conoscerci e conoscere il lavoro degli artisti. L’odore degli inchiostri, le macchine stesse…La cosa ha funzionato perché si è creato un bel giro di persone e „tifosi“ e così è diventato un po‘ uno spazio anomalo. All’inizio facevamo anche presentazioni di libri, quindi nascevano molte occasioni di incontro. Era una cosa che piaceva e continua a piacere. Anche adesso, ogni volta che stampiamo, c’è qualcuno che entra a curiosare. Anche molti studenti dell’Accademia che vengono e guardano come funziona la stampa.
Una delle caratteristiche più rappresentative dello spazio sono i disegni sulle pareti di Ericailcane...
Ericailcane lo conosciamo da tanti anni. La prima mostra con lui l’abbiamo fatta però in per l’uscita del libro Potente di fuoco e proprio in quell’occasione ha deciso di dipingere anche il soffitto, che poi abbiamo poi sempre mantenuto. Due anni dopo, sempre Ericailcane insieme a Stefano Ricci fecero un lavoro a quattro mani che si intitolava Così sui due piedi. In quel caso fu una sorpresa perché non ce lo aspettavamo, ma disegnarono entrambi direttamente sui muri della galleria e venne fuori una mostra bellissima. Ci dispiaceva così tanto cancellarla che l’abbiamo tenuta su quasi un anno. Ne abbiamo fatto anche alcune serigrafie in tiratura limitata, ma alla fine abbiamo dovuto ridipingere per continuare a usare lo spazio ed esporre altro.
Com’è il vostro pubblico?
Vendiamo tantissimo all’estero, in Francia soprattutto. Ma anche a Bologna sono tante le persone che, non potendo permettersi un’originale, hanno voglia di avere un’opera firmata comunque in tiratura limitata. È comunque un pubblico molto vario.
Le inaugurazioni delle vostre mostre sono un momento sempre molto partecipato e spesso l’occasione per far incrociare disegno e musica. È sempre stato così?
Diciamo che è una cosa che si è sviluppata quasi in modo naturale. Molti artisti, musicisti che conosciamo, amici, frequentano Squadro e il coinvolgimento è stato quasi naturale. Probabilmente siamo stati tra i primi a fare dei live painting. All’inizio molti autori non erano abituati, ma si sono buttati. Poi sono arrivati quelli con più esperienza, tipo Danijel Žeželj, che qui ha esposto tre volte e si è anche esibito per le inaugurazioni con i C’Mon Tigre. O Stefano Ricci insieme ai Massimo Volume e quest’autunno Andrea Bruno con un musicista che dobbiamo ancora decidere.
Dulcis in fundo, Bologna: come l’hai vista cambiare da questa vetrina?
Quando io sono arrivato a Bologna c’era Guccini che diceva che Bologna non era più quella di una volta; adesso sento i miei coetanei che dicono la stessa cosa. Credo che il cambiamento vada di pari passo con la nostra età. Ma io noto che c’è sempre molto fermento, ci sono sempre un sacco di cose nuove. Noi eravamo molto legati a tutto il circuito del Tpo, del Link e del Livello. Al Link organizzammo un festival di animazione che si svolgeva di giorno da noi e la sera da loro, insomma erano momenti molto vivi, ma la città non si è ancora spenta. Certo, c’è questa cosa del turismo di massa che a molti dà fastidio, ma è così ovunque ormai.