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Suoni dal Quarto Blocco: Frenetik e Orang3

Da Montesacro all'Asian Fake, storia di un quartiere e della sua colonna sonora

quartiere Montesacro

Geschrieben von Livio Ghilardi il 13 Oktober 2020
Aggiornato il 23 Oktober 2020

Foto di Alberta Cuccia

Geburtsort

Roma

Wohnort

Roma

Attività

Musicista, Producer

Frenetik & Orang3 hanno attraversato da protagonisti gli ultimi quindici anni di musica a Roma e oltre Raccordo. In principio era il Quarto Blocco, collettivo hip hop in cui militava Daniele Mungai (Frenetik) e che già nel suo nome rimandava a quello che allora si chiamava Quarto Municipio e di cui Montesacro è spesso usato come sinonimo. Poi c’è stato il progetto audiovisuale Frank Sent Us – di cui Frenetik e Daniele Dezi (Orang3) erano l’ossatura ritmica – con il suo connubio electro/rock fra sequenze di cartoni, film e videogiochi che dal vivo diventavano un’esplosione multimediale. Infine e principalmente, l’attività di direttori artistici dell’etichetta Asian Fake e il lavoro come producer al fianco di pesi massimi come Gemitaiz, Achille Lauro (che proprio nel Quarto Blocco ha mosso i suoi primissimi passi), Coez e Salmo. Lo scorso anno, con il disco d’esordio a proprio nome inequivocabilmente intitolato “ZEROSEI”, la ciliegina su un percorso partito proprio da Montesacro.

Foto di Alberta Cuccia
Foto di Alberta Cuccia

Che legame avete con Montesacro?

Frenetik: Io sono proprio nato a Montesacro, dalle parti di Viale Adriatico. Sono affezionatissimo al quartiere: lo amo e mi ci sento legato da un rapporto viscerale. Pensa che il mio primo gruppo musicale in assoluto si chiamava Città Giardino.

Orang3: Io invece sono di Tor Tre Teste, ma quando ho conosciuto Frenetik sono stato praticamente acquisito dalla zona. In realtà ho fatto anche un anno da “pippa ar sugo” alla Tiber, che è una società storica della pallacanestro romana al confine fra Montesacro e Talenti. Da quando lavoriamo insieme poi abbiamo sempre avuto i nostri studi di registrazione da queste parti, prima al Brancaleone e adesso lo Studio8 al Lanificio159.

Che ricordi avete del quartiere quando eravate alle prime armi?

F: Io da adolescente vivevo nel mito di alcuni posti, come il Batucada al Tufello: un pub frequentato anche dai TruceBoys – Noyz Narcos ha vissuto la sua infanzia a Montesacro – e dove leggenda vuole che ci abbiano addirittura suonato i Fugazi. In generale il quartiere e tutto questo quadrante sono stati l’epicentro per molte arti, non solo in ambito musicale ma anche a per il writing ad esempio. Mi reputo fortunato perché la mia zona era protagonista del fermento culturale per le cose che mi piacevano e proprio nel momento in cui le scoprivo. E se pensi a tutti gli artisti che sono venuti fuori da queste parti, un motivo ci sarà.

Secondo te cosa ha innescato il fermento di questa zona?

F: Penso che sia la sua contaminazione sociale: non ha un’omogeneità “di classe” determinata, volente o nolente, dalle condizioni economiche del quartiere, come può esserci a Prati o ai Parioli o in senso contrario a Tor Bella Monaca. Montesacro non è Roma Nord, è Nord-Est: è diverso. A scuola qui il ragazzino povero in canna può avere come compagno di banco uno più abbiente che ha già una batteria a casa. Magari si incontrano con la scusa dei compiti e va a finire che nasce una band. C’è uno scambio continuo che crea curiosità. Il IV Municipio – ora si chiama III, ma noi rimaniamo fedeli al vecchio numero – è una piccola città che contiene quartieri diversi: Montesacro ne è fulcro e centro ideale, ma basta spostarsi di pochi km per trovare zone più popolari come Vigne Nuove o Tufello o altre più borghesi come Talenti, ma potrei citarne altre ancora differenti come Serpentara e Nuovo Salario. Mi piace pensare che questo melting pot abbia influito sulla quantità e sulla qualità degli artisti che questo quadrante di Roma ha partorito: Gemitaiz, Achille Lauro, Sine, Colle Der Fomento, Rancore e molti altri ancora.

Negli ultimi anni, grazie all’apertura di molti locali, Montesacro ha attirato a sé anche molte persone provenienti da altre zone.

F: In realtà eravamo già abituati a questo fenomeno: per tantissimi anni il Brancaleone è stato centro nevralgico per il clubbing romano, a cui poi si è affiancato anche il Lanificio159 che, nonostante sia a Pietralata, è sempre stato più vicino a Piazza Sempione che alla Tiburtina a livello culturale. La novità di questi ultimi tempi è che le vie intorno a Piazza Sempione – in particolare viale Gottardo e via Cimone – sono sbocciate a livello commerciale, un boom per certi versi affine a quanto accaduto al Pigneto con la creazione dell’Isola pedonale. In fondo Roma è così: i quartieri dove succedono le cose e c’è fermento tendono a diventare “in” a un certo punto.

Parlando di clubbing, specialmente in passato Montesacro ha avuto un ruolo importantissimo per la città: non solo il Brancaleone e il Lanificio, ma anche lo Zoobar e ancor prima l’Horus hanno scritto pagine interessanti.

O: Montesacro ha sempre avuto tanti posti fighi, con una programmazione curata e interessante, spesso dal respiro europeo. A Montesacro ci venivamo da tante altre parti di Roma per ballare.
F: Nei primi anni della nostra attività organizzavamo queste feste chiamate Deepsession in alternanza fra Branca e Lanificio: eravamo nella “fase underground” di quella scena elettronica italiana da cui sono usciti Crookers e The Bloody Beetroots, che quando si esibivano in quelle serate erano praticamente ancora sconosciuti, soprattutto se si pensa al successo che hanno avuto dopo.

Qual è stato il vostro concerto più bello a Montesacro? C'è un posto del quartiere dove vi piacerebbe esibirvi?

F: Sicuramente, per l’importanza che il progetto ha rivestito per noi e per il momento specifico in cui si è tenuto, direi il concerto con i Frank Sent Us al Brancaleone per la presentazione del DVD “Watch The Sound”, ma potrei citarti anche la mia primissima esibizione da liceale nell’aula magna dell’Orazio.
O: Visto che non l’abbiamo mai fatto, sarebbe bellissimo suonare a Piazza Sempione, all’aperto: nel cuore di Montesacro.
F: È un pezzo di cuore per me: lì dietro ho fatto le scuole medie e ci abita ancora mia nonna.

Qual è l’essenza di Montesacro?

F: Sta tutta in questo melting pot sociale racchiuso in così poco spazio di cui ti parlavo prima: passare dall’agio al disagio a distanza di pochi isolati. E poi sono sempre stato colpito dai personaggi mitologici del quartiere: ho sempre voluto scoprire le storie di quelle figure che appaiono più squinternate e che celano una profondità speciale. Montesacro e il Quarto Municipio mi hanno insegnato che l’abito non fa il monaco e che l’apparenza inganna.

Ci sono dei "simboli" che trovate particolarmente rappresentativi del quartiere?

F: Da un punto di vista architettonico inevitabilmente Piazza Sempione, ma la vera forza di Montesacro è il suo essere green, quindi sceglierei tutti i suoi parchi e la Riserva Naturale dell’Aniene: si può dire che praticamente siamo cresciuti al parco.
O: Come simbolo sociale invece torniamo sempre al punto di partenza: al Brancaleone.

Cosa pensate che manchi nel quartiere?

F: Servono più spazi comuni e sociali, soprattutto per chi vive in condizioni critiche. Le amministrazioni non hanno mai puntato su questo aspetto: eravamo noi che dovevamo conquistare gli spazi occupandoli, e lo facevamo davvero per cose “sane”, perché banalmente non avevamo un posto dove suonare. Vorrei per esempio che ci fossero più sale prove. Non sono mai esistiti posti economici che garantissero la crescita artistica a ragazzi per i quali le scuole non riuscivano e ancora non riescono a fare abbastanza.

Consigliateci i vostri posti di fiducia.

F: In primis Pasticceria Luperini: i tramezzini più buoni di Roma, ma potete trovarci anche il tè freddo fatto come si faceva una volta. Si beve molto bene da Rino: è un posto molto piacevole e ben frequentato, ma in generale su Viale Gottardo è difficile sbagliare. Se poi volete spingervi più in là, vicino a Porta di Roma c’è I Panizzeri: panini farciti con ottimi prodotti, abbinamenti interessanti, semplice ma efficace.