Questa settimana abbiamo incontrato Michela Gualtieri, founder di Tribook, una piattaforma online dedicata all’acquisto dei libri a km zero. Per trovare il libro che si sta cercando non bisogna più rivolgersi ai soliti grandi colossi della distribuzione, ma è possibile farlo con le piccole librerie indipendenti che non solo consegneranno a casa il libro scelto (con un corriere in bicicletta) ma potranno anche offrire consigli personali (e non filtrati da algoritmi). Tribook è uno dei 12 progetti selezionati da Fondazione Cariplo per il bando IC Innovazione Culturale e nella serata finale di presentazione ha vinto il premio come miglior pitching 3 mesi nel coworking Avanzi.
Zero – Raccontaci com’è stato il periodo d’incubazione in IC? Quali passi avanti ha fatto il progetto? Quali strumenti ti ha aiutata a sviluppare?
Michela Gualtieri – Il periodo di incubazione è durato da fine settembre a metà dicembre: due mesi e mezzo di laboratori, workshop, tutoring intensivo che ci hanno aiutato a sviluppare competenze manageriali per poi applicarle direttamente ai nostri progetti. Noi siamo riusciti a mettere a fuoco le potenzialità ancora non sviluppate di Tribook, a conoscere e individuare i nostri clienti e a progettare una nuova identità visiva e nuove funzionalità della nostra piattaforma. Nei primi mesi dell’anno prossimo metteremo online il sito con un logo e una modalità di comunicazione del tutto rinnovati.
Com’è nata l’idea di Tribook?
L’idea nasce da un bisogno che sentivo in prima persona: sono sempre stata una forte lettrice e spesso per trovare il volume che volevo comprare dovevo contattare le singole librerie tramite un giro di telefonate e mail, farmelo mettere da parte e andare a ritirarlo al più presto. Davanti a questa prospettiva, è normale che un lettore si rivolga ai grandi store online, con grave danno per le librerie di quartiere, che sono invece importanti presidi culturali. Nasce quindi l’idea di colmare i gradi di separazione tra ecommerce e piccola libreria.
Raccontaci in poche parole il tuo progetto e da chi è composto il team.
Tribook è la piattaforma che mette in comunicazione i lettori con i librai della loro città. Attualmente è attiva a Milano in una versione beta che ti consente di trovare il libro che ti interessa nelle librerie del circuito, acquistarlo online e scegliere se ritirarlo personalmente in libreria o fartelo recapitare da un corriere in bicicletta. Nei prossimi mesi svilupperemo nuove funzionalità, nella prospettiva di una maggiore interazione tra gli utenti e la creazione di una vera community, la „tribù“ che portiamo nel nome del nostro progetto.
Il nostro team è composto da me, Michela Gualtieri, professionista dell’editoria, l’altro founder Brian Suarez, sviluppatore e imprenditore, Rosa Mugavero, progettista culturale anche lei con lunga esperienza nel settore libri e Samuele Macchi, sviluppatore.
A chi si rivolge? Chi è il vostro lettore tipo?
La nostra community è composta da lettori consapevoli del valore del lavoro svolto da un libraio competente: lavoro di selezione all’interno del vastissimo catalogo dei libri in commercio e di orientamento del lettore nella scelta del prossimo titolo da leggere. Parlando con i nostri utenti abbiamo scoperto che molti di loro rimpiangono di aver perso il contatto con il loro libraio di fiducia, perché spesso non hanno il tempo per andare in libreria. Allora acquistano online oppure nei punti vendita delle grandi catene, dove il lettore è spesso lasciato solo di fronte a un’offerta di titoli massificata. Quello che Tribook punta a offrire è tutta la comodità dell’ecommerce, con il valore aggiunte di un’esperienza d’acquisto umana, sostenibile e responsabile.
Tu non sei di Milano, come sei arrivata qui?
Mi sono laureata a Bari e poi ho passato due anni in Francia per lavoro. Sentivo però il bisogno di crearmi una professionalità più precisa e avevo voglia di tornare in Italia, così nel gennaio 2013 sono arrivata a Milano per frequentare un master in editoria. Ho trovato la città molto stimolante, vivace e persino accogliente, contrariamente a quanto si dice.
Milano cosa offre ai giovani che vogliono sviluppare progetti per innovare la cultura?
Personalmente sento di dovere molto a questa città per le opportunità che mi ha offerto: vi ho trovato un ecosistema fertile per le nuove idee, un pubblico ricettivo, tanta voglia di fare rete e di collaborare. Credo che nel panorama italiano, dove comunque le piccole imprese non hanno vita facile, Milano sia il posto migliore da cui partire per sviluppare un progetto creativo e innovativo.
Hai vinto una postazione presso Avanzi per i prossimi 3 mesi.
La serata conclusiva del periodo di incubazione prevedeva la presentazione dei pitch di tutti i 12 progetti. Il nostro è stato premiato come miglior pitch e abbiamo vinto una postazione all’interno del coworking di Avanzi per tre mesi. Li sfrutteremo per elaborare il dossier con la richiesta di finanziamento a Fondazione Cariplo: è la fase conclusiva del progetto iC-Innovazione Culturale e soltanto otto dei 12 finalisti saranno finanziati. Nonostante il bel riconoscimento che abbiamo avuto alla serata finale, non possiamo quindi riposare sugli allori: c’è ancora tanto lavoro da fare.
Parlando di librerie indipendenti, qual è la tua top 3? E perché?
C’è una libreria per ogni esigenza e per ogni stato d’animo: quella in cui vai a colpo sicuro perché sai che è specializzata su un determinato argomento e quella in cui vai per lasciarti ispirare, quella in cui vai a curiosare indisturbato e sederti in un angolo a bere il the e quella in cui invece vai apposta per chiacchierare con il libraio. Non me la sento di scegliere.
Visto che non ti vuoi sbilanciare, raccontaci quali sono le prime librerie che hanno aderito a Tribook.
Sono molto diverse tra loro e possono rappresentare un campione significativo della varietà di queste realtà. C’è la Libreria Popolare di via Tadino, storico punto di riferimento per la zona di Porta Venezia: due locali stipati di libri con un seminterrato attrezzato per i tanti eventi organizzati ogni settimana. Corteccia, una libreria che ha da poco festeggiato un anno di attività e si è specializzata nei libri per bambini, promuovendo anche attività e laboratori per i più piccoli; Archeobooks che invece è aperta all’interno del museo archeologico, su Corso Magenta, ed è specializzata sulla storia antica, con uno sguardo particolare alle vicende milanesi; Don Durito, colorata libreria in zona Lotto, che cura particolarmente la produzione degli editori indipendenti, con attenzione alle tematiche di attualità politica e sociale.
E post lavoro in quale zona di Milano preferisci andare? Ci sono dei locali che preferisci?
Sono molto affezionata alla zona di Lambrate-Città Studi, dove si trovano sia ambienti rustici sia locali più hipster, mercatini vintage, piccoli teatri come il Teatro Leonardo, concerti jazz. Trovo che sia una zona molto „verace“, dove è possibile fare vita di quartiere e chi vi risiede condivide un sentimento d’appartenenza.
Riguardo ai locali che frequento: citando il mercatino vintage intendevo proprio l‘East Market, poi pensavo al Birrificio Lambrate in via Adelchi, all‘Upcycle, all‘Osteria di Lambrate.
Ci sono dei luoghi dove ti trovi meglio a lavorare col tuo portatile e magari davanti a un caffè?
Ovunque ci sia un ambiente riscaldato, un tavolo e una connessione wi-fi posso fermarmi a lavorare. Il mio computer è sempre con me.
Descrivi la giornata della startupper.
Zero orari, zero routine, ogni giorno almeno una cosa da imparare e una da inventare.
Cosa prevedi nel futuro di Milano?
Non ho la presunzione di prevederlo, ma spero di farne parte.