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TUTTO OGGI

L’atto liberatorio di non sapere niente

quartiere Chinatown

Geschrieben von Frittura Mistica il 28 September 2021

Foto di Carolina Lòpez Bohòrquez

Tutto Oggi. ll format più démodé, la rivista cartacea, per il primo periodico occasionale di cultura specifica. Ogni partecipante è stato chiamato a trattare l’argomento sconosciuto o più lontano da sé, dal moto GP alla messa a terra dei lampadari. A loro la scelta: informarsi, disinformarsi, rielaborare, inventare. Una riflessione sugli user provided content, le fake news, la percezione della realtà attraverso gli altri.

«Tutto Oggi ha dimostrato con prova scientifica quanto sia liberatorio non sapere. È un gioco carnevalesco che funziona. La finzione funziona.»

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Che cos’è Tutto Oggi? UN tabloid? Un esperimento di contenuti nevrotici? Una storia scritta su ciò che non si conosce? Come descrivere questa bestia di contenuti?

Il modo migliore per cominciare è riportarti l’introduzione che scrissi per Tutto Oggi: rivista occasionale di cultura specifica nata durante la clausura epidemica.

Avevo bisogno di una bevuta in compagnia, ma dal profilo basso. Così mi sono spinta fino alle estremità di piazzale Archinto, di fronte al fast food greco, in un angolo sacro e mediocre. Ed è qui che ho conosciuto il leghista proto-imprenditore della salumeria.

Il proto-imprenditore è un uomo di sessant’anni circa, brianzolo, manager di qualche simil fabbrica di mobili, credo. È un tipo a suo modo concreto. Al suo tavolo siedono: l’uomo archetipo del terrone trapiantato al Nord, attrezzato di classica appendice a forma di borsello da uomo e pentastallato, e un ragazzo giovane di colore dal taglio degli occhi poco innocente. Perennemente muto.

La sera è scesa, la pioggia è finita, il vento è caduto ed il manager si è fatto allegro. Io ed il mio amico eravamo di ottimo umore. Le nostre conversazioni si sono fatte più vivaci, allargandosi oltre il limite dei tavoli, fino a toccarsi. Lui (il pentastellato) è mio amico da una vita, voglio aprire una salumeria a Santo Domingo, perché secondo voi non vuole venirci? Ma i salami reggono il viaggio fino a Santo Domingo? Ma quindi non ci sei mai stato a Santo Domingo in realtà?

Con il passare dei minuti, la tensione iniziale si è sciolta. Dapprima diffidente verso le sue sciocchezze leghiste e la sua filosofia imprenditoriale ballerina, ho finito poi per apprezzare la sua volontà di manifestare le sue motivazioni, il suo “niente”. Il baricentro del pensiero del proto-imprenditore era estraneo al mio sistema di riferimento, lontano da ogni mia idea di informazione. 

Non comunicava con noi in quanto persone ma per qualità di prossimità e adiacenza, in quanto semplici vicini di sedia. Perché stupirsi che un anziano leghista brianzolo analizzasse il mondo in modo opposto a due semi giovani semi freak sinistroidi? 

Ovvio. Eppure dietro la banale differenza di opinioni tra noi si nascondeva una piccola rivelazione: ci definiamo solo in rapporto a qualcun’altro, meglio se vicino di sedia. Così ho sperimentato la parzialità dei miei criteri d’importanza di fronte ai dilemmi del proto-imprenditore, che si chiedeva se i turisti di Santo Domingo preferissero il crudo di Parma o la coppa piacentina. I nostri punti di vista parlavano di mondo, società, integrazione (il ragazzo nero ancora lì muto a fissarci) il suo di oggetti, scelte, proposizioni. Potevamo adeguarci noi al suo mondo? No, ovviamente. Dal nostro punto di vista il suo vedere era ingenuo, alla fine non c’era manco mai stato a Santo Domingo. Ma era certo che aprirci una salumeria fosse un’ottima idea. Fermamente certo. Una cosa erano le nostre “verità” legate al tavolo del bar, altra cosa la nostra “realtà”. Non ci sono salumerie a Santo Domingo.

Benvenuti: qui troverete molte sedie colorate di molti bar che vociano tra di loro di cose che non sanno.

 

Una chiacchierata su temi tra personaggi che non sanno di che stanno parlando. Quando accadde questa storia?

Mi pesa collocare temporalmente l’operazione perché non credo che nulla di buono sia nato in me in quel periodo. Però sì, lo ammetto. Poiché non mi sono rassegnata a essere nata, ne approfitto per tramutare in confusione l’incoscienza, e così fu anche in questo caso. Col trascorrere di quei giorni emergenziali vuoti e densi ero immersa in una vasca di opinioni perlopiù rumorosamente disordinate, approssimative, deficienti. E mi sono sentita grata per l’onestà intellettuale delle persone che mi circondano. 

Ed è così che nasce Tutto Oggi?

Rivestita da questa sensazione di qualunquismo cazzaro fuori dal tempo che mi attorniava durante la prima pandemia, non ero in alcun modo padrona delle mie idee e della mia volontà, mi muovevo istupidita nei miei piccoli recinti di noia e cliché. E in questo scenario grigio Tutto Oggi è nato così, per caso una mattina, con un parto modesto, in quel pastone senza collocazione temporale.  Nacque così per scherzo come tutti e tutto, pensando a uno degli amici e dicendo “minchia però di quella roba là non sa veramente nulla. Pensa se ci scrivesse un articolo. Ahah” E questa resta la sinossi più puntuale di tutte.

 

Quindi l’idea per la selezione dei contenuti è una roulette russa. Si tira a indovinare su qualunque materia, basta che non se ne sappia nulla, e si vede che bestia esce?

L’idea di base era di coinvolgere gli amici esperti, di qualsiasi materia, per invitarli a scrivere di argomenti con cui non hanno alcuna affinità. Da articoli sulla fenomenologia dello spostamento antropocentrico, a minuziose guide agli orgasmi femminili – dichiaratamente – per sentito dire. Riccardo ha abbracciato da subito la proposta e, impossessato da una inconsueta serietà, ha iniziato a produrre l’operazione con un’organizzazione militare. Cercando un nome da dare a questa creatura sgraziata, ci siamo dapprima rifugiati nei vari “Chi, che cosa”, “Novella 5000” e “Gente varia”. Uno dei contributors, Mattia, ha avanzato la proposta di “Tutto Oggi”. E proprio in quel periodo stava nascendo il giornale Domani, e lì ci è stato chiaro. Perché domani? Tutto, oggi.

La felicità del non sapere e del sentito dire: Tutto Oggi quindi finge di sapere quello che sa di non sapere?

Nel crescere e prender forma, quell’essere bionico matto e indipendente che si è poi dimostrato essere Tutto Oggi, mi ha dimostrato con prova scientifica quanto sia liberatorio non sapere. Tutti, in una specie di slancio para vitale, hanno abbracciato la causa con inaspettata gioia e serietà. Perché nella realtà performativa che ci fa abitare gli involucri di realtà che ci siamo costruiti, il gioco carnevalesco del non sapere, funziona. La finzione, funziona. Quest’amore smisurato, quest’agàpe che si prova nel colonizzare terre di sapere a noi inaccessibili, funziona. Abbiamo ritrovato una sensazione calda di comunità nel luogo più improbabile, nel cortile del fare qualcosa assieme che non avesse senso per nessuno, invendibile, inguardabile, poco leggibile

È un caso che Tutto Oggi sia nato in Sarpi?

Forse non è un caso che, tra tutti i luoghi del pianeta terra, sia nato proprio qui, nel quartiere delle semi-lingue, dei segni grafici ibridi e del capirsi poi non tanto bene, in un telefono senza fili perenne. A corredo dei primi numeri, a sottolineare l’appartenenza territoriale di quartiere di T.O., l’astrologa Lumpa, che ha partecipato all’operazione scrivendo un pezzo sul Moto GP, ci ha donato dei fortune cookies personalizzati, di cui ricordo solo quello che recitava diventerai un cavalluccio marino. Purtroppo non è accaduto, ma nell’attesa della mia trasformazione (cervo a primavera io rinascerò) sto riflettendo assieme a Riccardo sul futuro di Tutto Oggi. Potrebbe diventare un vinile, una passeggiata, un documentario, chissà. Basta che non se ne sappia nulla e non ci si capisca niente.