C’è stato un tempo in cui mangiare poteva essere un atto di disubbidienza politica e religiosa. Correva l’anno 1848 e i cittadini protestavano contro la rigida separazione tra le classi sociali. La Società del carnevale si fece portavoce del ceto degli artigiani e commercianti esclusi dal potere politico e, non tenendo conto dei divieti, promosse per il mercoledì delle ceneri una pubblica „diffusione al popolo di polenta, aringhe, cospettoni e vino piccolo“. Dal 1920 circa i bigoi con le sardele, spaghettoni rustici conditi con acciughe e sarde, hanno sostituito il piatto originario, e lo spirito di protesta si è tramutato in spirito di condivisione. P.S.: Si ringrazia Sandro Correzzola, autore del libro “La bigolada di Castel d’Ario. Dalla protesta alla festa”, Mantova 2006.