Praticamente, il topinambur in dialetto piemontese. Che forse è meglio pronunciarlo nella lingua autoctona, soprattutto durante questa sagra, dove il noto tubero viene divinizzato in tutte le preparazioni. Lo trovate nella ricetta della bagna caöda, quel meraviglioso intingolo regionale diventato patrimonio dell’Unesco. Se passate invece per Carignano tassativo provare i ciafrit (infarinato e fritto, dalla consistenza delle tradizionali chips), o il bounet con ciapinabò caramellati: il tipico budino di amaretti, uno scioglilingua che appagherà il vostro palato a fine pasto più di ogni altra cosa. Un momento per incontrare e far incontrare contadini e cultura accademica, cuochi, grandi cultori dell’enogastronomia e semplici neofiti, artisti e artigiani insieme ai commercianti. L’anno scorso sono stati serviti e venduti oltre 800 kg di questo meraviglioso tubero: una marea di ciapinabò da provare in mille salse. Una sagra curiosa e che fa anche bene alla salute: infatti il ciapinabò è definito come il tubero della salute perché non contiene colesterolo, aumenta le difese immunitarie, è ricco di proteine e combatte l’anemia. Non perdete la “Mostra Bovina di razza Frisona” che prevede, in un’area coperta, la realizzazione di una stalla modello con mungitura e successiva produzione di prodotti caseari anche al ciapinabò. Parallelamente per le vie cittadine avviene la rievocazione della ”transumanza” con il passaggio cittadino delle mandrie. Ci andiamo di corsa a Carignano quest’anno, senza colesterolo è più facile.