Se nell’ultimo anno non avete vissuto sulla Luna, avrete forse notato che, anche in Italia, l’argomento “cannabis” sta assumendo un rilievo e un livello di divulgazione sempre maggiore – seppur lentamente e soprattutto negli ambiti in cui l’informazione prova a smarcarsi dai soliti pregiudizi e dal tanto caro (e funzionalissimo ai fini di certi interessi economici e politici) “stereotipo del fattone”. Il merito non è certo della famosa proposta di legge sulla legalizzazione a scopo terapeutico e ricreativo della pianta, passata solo in parte – tipico esempio all’italiana di occasione mancata – ma di una legge chiarificatrice legata alla produzione della canapa industriale (quella senza principio psicoattivo, con il THC sotto lo 0.6%, per intenderci) approvata a fine 2016, accolta con giubilo da realtà importanti sul nostro territorio come Coldiretti, fino a piccoli produttori della pianta, in ambito agroalimentare e non solo, che non tanto diversamente dagli allevatori di bufale (non le notizie) potremmo considerare dei virtuosi portatori sani del “Made in Italy”. Se la vostra mente è già volata a scene tipo quella della “politica dello spinello” di Human Traffic e cose affini, beh, sappiate che oltre a essere fuori strada il discorso è anche giusto un filo più complesso. Chiedete alla nonna: lei forse ricorderà di quando, nella prima metà del Novecento, l’Italia (per una serie di condizioni ambientali favorevoli) era il primo produttore mondiale di questa magica pianta officinale dalle mille proprietà – nel settore alimentare, cosmetico, nutraceutico, ma anche nella produzione di materiali tessili di lunga durata e ottima qualità, nell’edilizia, come carburanti non inquinanti e, ovviamente, in ambito terapeutico. E se chiedete a qualche esperto di ambiente, vi dirà addirittura che la cannabis (o canapa) – definito “il maiale dell’agricoltura” perché se ne usa ogni parte – potrebbe essere la pianta che salverà il Pianeta (per via dei suoi molteplici usi ma anche per la capacità di essere una coltura “miglioratrice”, utilizzata per la riqualificazione dei terreni). Una lunga premessa, questa, che nell’ultimo anno è stata accompagnata dall’esplosione degli “smart shop”, rivenditori di cannabis light, con il THC “in regola” e il cannabinoide non psicoattivo (CBD) libero di esercitare le sue proprietà benefiche come antipsicotico e nella terapia del dolore – in parte diverse e meno incisive rispetto a quelle del THC in ambito terapeutico. La possibilità di contrastare un boicottaggio della canapa industriale avvenuto a metà Novecento per interessi economici e politici (dall’industria farmaceutica a quella tessile e del petrolio) e di acquistare in questi negozi infiorescenze con meno effetti collaterali di 10 gocce di Xanax, trovano la loro massima espressione in appuntamenti come 4.20 Hemp Fest.
Alla terza edizione, quello che oggi è a tutti gli effetti un “International Cannabis Expo”, oltre a ospitare 100 espositori da tutta Europa legati al mondo della canapa industriale (quindi alimenti, tessuti, cosmetica, bioedilizia), prodotti a base di CBD, articoli grow e da giardinaggio e tutto l’intero ed esteso arco di potenzialità della cannabis, è un’ottima occasione per informarsi sulla cultura della Cannabis attraverso workshop e conferenze, ed esercitare il proprio diritto a un “consumo critico” in qualità di cittadini e, appunto, consumatori. Come nelle edizioni passate, un ruolo importante sarà affidato alla musica: quest’anno sarà un festival nel festival, con un portabandiera della cultura della cannabis e della musica giamaicana alle radici della musica reggae come Lee Scratch Perry, sul palco venerdì 13 subito dopo Still aka Simone Trabucchi, con la sua dancehall distorta dal futuro; con The Bug in un dj set tutto dub preceduto dall’elettronica mutante e destrutturata di casa Haunter Records con Heith (sabato 14) e, infine, con la chiusura domenica a cura di Guarapo!, progetto a quattro mani tra Jim C. Nedd e Palm Wine con forti influenze della musica colombiana. Se siamo ancora lontani anni luce da ciò che sta avvenendo in Stati come il Canada o la California, è importante sapere che lo smantellamento, attraverso l’informazione e l’attivismo, di un atteggiamento proibizionista nei confronti della Cannabis è in primo luogo un importante discorso culturale – oltre che politico ed economico – che riguarda tutti: non solo la sempre più ampia fascia di popolazione che ne ha bisogno per uso terapeutico, ma anche per la tutela dell’ambiente e della salute dell’uomo.
Chiara Colli
PROGRAMMA
VENERDI 13 APRILE
13:00 – 15:00: WORKSHOP “Attualità e normative su produzione e consumo”
Workshop a pagamento (€ 30), 30 posti disponibili, per info e iscrizioni: info@420hempfest.com
15:30 – 19:00: TAVOLA ROTONDA “Salute, Canapa e Design. Come migliora la qualità della vita”
SABATO 14 APRILE
13:00 – 15:00: WORKSHOP “Tecniche colturali per la canapa terapeutica”
16:00 – 19:00: CONFERENZA “Cannabis Terapeutica. Come la terapia si adatta ai pazienti”
DOMENICA 15 APRILE
12:00 – 15:00: WORKSHOP “Tecniche colturali per la canapa industriale”
16:00 – 19:00: CONFERENZA “Il settore della canapa industriale in Italia, un viaggio attraverso tutti
gli usi più innovativi e sostenibili della canapa”
ORARI:
Venerdì 13 e sabato 14 aprile
Dalle 12:00 alle 01:00
EXPO AREA: 12:00 – 21:00 / INCONTRI: 13:00 – 19:00 / CONCERTI E DJ SET 21:30 – 01:00
Domenica 15 aprile – Dalle 12:00 alle 23:30
EXPO AREA: 12:00 – 20:00 / INCONTRI: 13:00 – 19:00 / DJ SET: 21:30 – 23:30
per info scrivere a info@420hempfest.com
biglietti qui
Written by Chiara Colli