L’unica volta che ho visto i Voivod dal vivo era a un festival metal di quelli con le band storiche e il pubblico che carica i bagagliai di birre e macina chilometri dalle province più arroccate per alzare ascelle e corna al cielo. Verso fine concerto Snake Bélanger si girò verso la band e cominciò a sbracciarsi come un direttore d’orchestra, in un gioco spontaneo e quasi infantile, poco compreso dal serioso pubblico delle prime file. Fuori luogo come i Voivod: alieni del metal che si scoprivano psichedelici quando gli altri acceleravano e menavano; si avventuravano nella fantascienza quando altrove si celebravano riti satanici; e quando gli altri digrignavano i denti, i Voivod aprivano inattesi sorrisi. Lo fanno felicemente da 35 anni (con un disco in uscita l’indomani della data milanese) e continuano: ci sarà da divertirsi.
Written by Filip J Cauz