L’esame di Chimica nella musica è molto facile: c’è da imparare a memoria una tavola periodica degli elementi assai più ristretta di quella ideata da Dmitrij Ivanovic Mendeleev, che tanti mal di testa ci ha provocato nei primi corsi universitari. Emicranie che oltretutto peggiorano col passare degli anni, visto che è storia recente l’introduzione prima di flerovio e livermorio, più recentemente di nihonio, moscovio, tennesso e oganesson. Un domani, chissà, forse ci troveremo tutti a suonare alambicchi di gas nobili, tirando fuori scoppi rumoristi in grado di ustionare i timpani o dando finalmente un senso a concetti come “vaporwave”.
Nel frattempo possiamo farci bastare pochissimi elementi. Anche due soltanto, come zinco e rame, o Zn e Cu se ci si limita ai simboli, o 30 e 29 se bastano i numeri atomici, o 65,409 u e 63,546 u volendo considerare il peso atomico, o Zinc & Copper se la si vuole vedere all’inglese. Dallo zinco con il rame (diffidate del falso storico dello stagno) si ricava l’ottone, e dagli ottoni sono ormai alcuni secoli che si ricava la musica. Robin Hayward, Hilary Jeffery ed Elena Kakaliagou, ovvero Zinc & Copper, sono una perfetta lega di ottone, un mix di tuba, trombone, corno francese e composizioni ricercate – nel caso della performance di stasera quelle di Elian Radigue ed Ellen Arkbro.
Un esperimento senza camici bianchi che dal vivo provoca lo stesso effetto, estatico e strabiliante, di una fuga di gas allucinogeno in laboratorio. Magari avessi avuto delle occasioni simili ai tempi dell’università, l’esame di Chimica lo avrei passato al primo colpo.
Written by Filip J Cauz