C’è chi ancora dice che il feticismo salverà il mercato discografico dalla smaterializzazione dello streaming. Nel 2009 Danger Mouse e David Lynch lanciavano il loro ultimo progetto musicale con un booklet con un cd vergine, come a suggerire di recuperare la parte audio “per vie traverse”. Nel 2019 – ora che per molti Spotify è il nuovo Napster – in occasione del suo ventesimo compleanno (più uno), i Massive Attack ripubblicano “Mezzanine” su DNA in una bomboletta spray.

Sono dovuto finire sul sito del Politecnico Federale di Zurigo (che ha dato “supporto tecnico” al progetto) per capire di che diavolo si stesse parlando: in sostanza, dopo aver rimappato la sequenza di bit dei file audio del disco da linguaggio binario a “linguaggio genetico” (da 0 e 1 a A, C, G e T in sostanza) e aver incapsulato le sequenze in “micro bottigliette” (!?), le hanno compresse in delle bombolette nero inferno perché non sia mai che qualcuno si dimentichi che Robert “3D” Del Naja POTREBBE essere Banksy.

Lo stesso che, per rincarare il troll, dubita “che gli street artist in cerca di anonimato utilizzino uno spray con dentro DNA codificato”. Musica eternata o mero esercizio di stile poco importa, stasera si festeggiano i vent’anni di un disco che non ha bisogno delle biotecnologie per preservarsi nei decenni, e con una produzione audio/video totalmente rivista. Un disco che non è solo una pietra miliare del trip hop, ma anche un flusso sonoro notturno e profondissimo che almeno tre generazioni di ascoltatori hanno interiorizzato e imparato a sentire come familiare. Il contributo di Elisabeth Fraser poi, voce inconfondibile dei Cocteau Twins e dell’indimenticabile “Teardrop”, vale da solo il prezzo del biglietto.