Siete arrivati a Bruxelles. Il volo è andato bene, posate le valige, vi dirigete subito alla Grand Place, ordinate birra d’abbazia e patatine fritte d’ordinanza. Fatto questo, seguite un consiglio fuori dalle righe: andate al Royal Museum for Central Africa. Si trova fuori città, a Tervuren, in un bellissimo, enorme palazzo d’epoca e custodisce reperti dell’era coloniale belga.
Una volta entrati al museo mettetevi in cuffia in loop il disco di Khalab (aka Raffaele Costantino) “Black Noise 2084”. Il perché di questa scelta è presto detto: il disco è nato qui, da un invito del Museo ad ascoltare e utilizzare i field recording del suo archivio. E anche se i suoni sono stati catturati in un’Africa lontanissima nel tempo, ancora ancestrale per molti versi, 2084 è la data esatta, l’arco temporale giusto dove collocare questo incontro tra elettronica e suoni world. Una fusione scarna, veloce, scura, “pelle e ossa”, ma anche libera, viva e trascinante.
Un disco bellissimo, finito non a caso nei radar della sempre attenta BBC. Direste mai che tutto questo è nato a Roma? Difficilmente, eppure è così, così come sono tutti i veri i featuring nell’album – Moses Boyd, Clap! Clap!, Shabaka Hutchings, Tommaso Cappellato – e i nomi che ne accompagnano i live di presentazione.
Written by Nicola Gerundino