Essere uno dei chitarristi più importanti della musica moderna e avere un passato come metà di una delle band immortali della musica indipendente non deve essere cosa facile. Dalla fine degli Smiths, Johnny Marr non ha mai smesso di suonare, studiare e rinnovarsi attraverso mille progetti diversi, ma ci ha messo 25 anni per costruirsi un’effettiva carriera da solista che lo separasse dal suo ingombrante alter ego smithsiano.
Venticinque anni irrequieti pieni collaborazioni, progetti paralleli (The The, Electronic, Modest Mouse), una curiosità e un’attitudine sempre da Maestro, e poi tre album a nome proprio. Dopo “The Messenger” (2013) e “Playland” (2014), quest’anno per il “Godlike Genius” è arrivato “Call The Comet”, uscito su New Voodoo Records.
Probabilmente la migliore opera da solista di Marr, in cui reinterpreta gli shock sociali e politici del 2016 immaginando un universo alternativo fatto di buone maniere e buone persone. Raffinato e diretto, il suo stile forse pecca di carisma ma evolve continuamente senza prescindere dalle chitarre pulsanti, dalle contaminazioni con l’elettronica e il soul (sue grandi passioni) e dalle inconfondibili melodie rock di cui solo lui è capace. Se volete ascoltare un genio vero e senza tempo, l’Anfiteatro del Vittoriale è il posto dove essere questa sera.
Written by Simona Ventrella