Pochi sportivi sono in grado di polarizzare le opinioni come Diego Armando Maradona: se dal lato sportivo si dibatte in lungo e in largo tra chi meriti la palma del più grande tra lui e Pelé – con incursioni estemporanee, di outsider e nuove leve -, tutto ciò che è fuori dal rettangolo di gioco ha, se possibile, fatto parlare del Pibe almeno dieci volte tanto.
D’altra parte, tra eccessi di ogni tipo e frequentazioni sopra le righe, problemi con droga e doping, come fai a non scrivere di uno che per il suo periodo di detox si fa accogliere da Fidel Castro? Sono storie troppo surreali per intrecciarle – in libri o documentari, proprio come quello firmato da Asif Kapadia, in sala solo per tre giorni – con le immagini di un calciatore che forse è stato l’ultimo esponente di uno sport che poi è naturalmente virato verso il superomismo, autore di gesti che a distanza di anni ancora cercano una spiegazione tra le leggi della fisica.
Ma pur con la grandezza e gli scandali, è l’anima picaresca di Maradona ad aver trasceso gli anni: una carriera vissuta tra gli underdog pur essendo il più grande giocatore della sua epoca, a prendere le parti di chi riteneva più debole e correggere i torti del calcio e, perché no?, della società intera: eterno nel suo essere divisivo, e forse ancor più indimenticabile, anche per questo.
Written by Roberto Contini