Vulnerabile, come le “zone grigie” in cui cercano spesso di intrappolare le donne rapper, ipersessualizzate e aggressive o poetiche e intellettuali. Simbiatu “Simbi” Abisola Abiola Ajikawo, meglio conosciuta come Little Simz, arriva finalmente in Italia con il suo terzo album, “GREY Area”, con cui ha ottenuto la definitiva consacrazione, anche della critica. Ottima MC, Simz riesce a conciliare onestà brutale e sensibilità: come se non si potesse essere entrambe, come se, ogni giorno, si dovesse fare una scelta. Cosa indossare, cosa dire, come dirlo e soprattutto, quale tono usare. Little Simz, semplicemente, se ne fotte. Decide di essere quello che vuole, quello che è.
Alla ricerca di sonorità urbane, il suo rap rallenta quando si fa riflessiva, incalza quando è qualcosa che non può trattenere, quella predisposizione a essere diretta, vera e – secondo molti maschi – stronza. E l’album non potrebbe iniziare diversamente se non con un manifesto come “Offence”, il primo pezzo. Dice tutto e prepara al resto. Oh sì il mondo è una zona grigia, Brexit e confini. Oh sì le relazioni sono una zona grigia, amanti, confusi, bugiardi e sadici. Il cuore spezzato è una zona grigia, quando ti rimanda l’immagine di un maschio che non ti appartiene. Vorrei essere come Little Simz: «Stop fucking with my heart / I don’t need that stress / that stress / I’m a boss in a fucking dress». Ma ho solo sprecato Fiona Apple con un bastardo, indossando camicette da nonna. Quando un bacio rimane sospeso tra misgendering, fallimento romantico e zona grigia.
Written by Paolo Santoro