Chiedete a Craig Leon cosa faceva negli anni ’70, prima di pubblicare il suo primo album solista Nommos. Oppure (forse fate prima) consultate la pagina dei crediti che gli viene attribuita su allmusic. Sucide, Ramones, Blondie sono gli storici gruppi (anno di grazia 1977, New York! New York!) che sono passati attraverso le sue sapienti mani di produttore. Grazie al finissage di Foto/Industria curato da ROBOT, le nostre orecchie potranno passare ora attraverso l’esperienza di un suo live. Il vecchio samurai dell’elettronica ha recentemente pubblicato il secondo volume della sua esplorazione interplanetaria: “Anthology of Interplanetary Folk Music, Vol. 2: The Canon” arriva ad un lustro di distanza da “Anthology of Interplanetary Folk Music, Vol. 1: Nommos/Visiting“. Immaginatelo come una sorta di Alan Lomax del futuro che gira tra le galassie per custodirne i suoni a futura memoria. Sia ben chiaro Craig Leon è questo e molto altro: nella sua carriera figurano innumerevoli punti di contatto con la musica classica contemporanea, persino con Pavarotti, e poi ancora giù negli inferi del post punk, con The Fall. Il suo live è un’esperienza rara, mistica e amplificata dal significato della chiesa sconsacrata che lo accoglie.
Con la collaborazione della partner Cassell Webb alla produzione e ai vocals, Leon porta al MAST la sua opera, condendola con i visual primordiali e mistici del regista Milton Melvin Croissant III.
L’ingresso è gratuito, ma bisogna prenotare qui.
Written by Fulvio J. Solinas