C’è (quasi) sempre una ragione profonda dietro alla scelta di dare il proprio nome a un album, soprattutto quando non si tratta del debutto. È ciò che deve aver pensato Michael Kiwanuka, quando ha deciso di intitolare con il suo cognome a caratteri cubitali il suo terzo disco, pubblicato a tre anni di distanza da quel “Love & Hate” che gli ha permesso di raggiungere le vette delle chart britanniche. Sembra essere passata una vita da quando l’artista londinese di origini ugandesi pubblicava i suoi brani su MySpace e suonava la chitarra come turnista. Non che ci abbia messo tanto a far carriera: bastarono due EP nel 2011 per andare ad aprire le date inglesi di Adele.
Oggi, però, Michael Kiwanuka è una stella del pop e del soul mondiale, e finalmente con il suo terzo album ha scritto il suo capolavoro. Confermato il team di produzione composto dall’accoppiata Danger Mouse e Inflo, Kiwanuka ha realizzato una sinfonia moderna che risente non solo dei suoi ascolti – da Bill Withers a Otis Redding passando per le colonne sonore vintage – ma anche del suo attivismo politico. Se già non fosse bastato intitolare uno dei suoi pezzi più importanti “Black Man in a White World”, oggi l’artista dedica il singolo di lancio dell’album, “My Hero”, a Fred Hampton e al movimento delle Pantere Nere.
Una scelta determinata anche dalle sempre maggiori richieste di suoi pezzi all’interno di colonne sonore contemporanee, come il documentario “I am not Your Negro” sugli scritti incompiuti dell’attivista gay afroamericano James Baldwin. Con quasi un decennio di attività alle spalle, finalmente Michael Kiwanuka è diventato grande e sarebbe sciocco relegarlo solo all’indie soul o a qualche bella canzone.
Written by Livio Ghilardi