Due artiste storiche di eccezionale importanza – l’italo-brasiliana Anna Maria Maiolino (Scalea, 1942) e la cubana Ana Mendieta (Havana, 1948 – New York, 1985), nate negli anni 40, politicamente attive contro dittature e orrori sociali – in un momento storico come questo producono una mostra imperdibile, un reagente critico di grandissima rilevanza.
Tra le altre opere della Maiolino, da poco protagonista di una personale al PAC, ‘O Amor se Faz Revolucionário’, si fronteggiano due serie fotografiche, una del ’76, quattro scatti di Aos Poucos (Little by Little), testimonianza delle azioni politiche contro il regime dittatoriale e militare brasiliano, e l’altra del 2018, Corpo/Paisagem (Body/Landscape), che segna un passaggio dall’uso dichiaratamente politico del proprio corpo a uno più intimo e riservato: i lineamenti del viso dell’artista diventano così un paesaggio e ogni dettaglio è un elemento geografico da esplorare.
Di Ana Mendieta sono invece visibili i film restaurati degli anni 70, che mostrano la complessa articolazione nella sua opera dei linguaggi della Body Art e della Land Art, dell’uso politico del corpo di cui è stata maestra. Mirage, Birth e Source incrociano performance, sperimentazione video e una riflessione sul corpo femminile tra presenza e assenza, contenuto e involucro, generazione e separazione.
Written by Lucia Tozzi