Più che una Mostra è un gesto concreto e significante al cui centro vi è l’Ascolto. Vuole essere una presenza differente all’interno della crescente, accelerata proliferazione di comunicazione visiva di questo periodo e cerca di sviluppare la “visibilità dell’invisibile”.
È un atto rifondativo, un respiro, un canto per ripartire da un momento globale unico; un approccio “in levare”, uno slancio alla semplicità, una riflessione sulla quale poi ricostruire.
Il riferimento immediato è al luogo, reale, presente a Siracusa. La grotta ricorda la forma dell’orecchio e gli spazi vuoti della galleria quelli della grotta. L’acustica, il suono, in questo progetto, sono gli elementi che li legano.
L’orecchio di Dionisio diventa un’“interferenza” volontaria all’interno di un “rumore” collettivo e internazionale; un paesaggio sonoro possibile dove le immagini sono evocate dal suono e per questo né definite né racchiuse dalla loro presenza e insistenza.
I tre spazi di galleria ospitano, ciascuno, un lavoro sonoro di tre artisti: Miroslaw Balka, Simone Forti, Marcello Maloberti. Si cerca così una possibile e temporanea nuova via per un’esperienza differente il tutto, sempre, all’interno dello spazio di galleria perché convinti della sua imprescindibilità come luogo, dopo lo studio mentale e fisico dell’artista, in cui accadono le prime “cose fondanti dell’Arte”.
In via Stradella 7 Simone Forti è presente con un sonoro registrato da una sua performance – Face Tunes (1968) – dove profili di sette volti disegnati su un lungo foglio di carta arrotolato scorrevano lentamente da sinistra verso destra, come fossero uno “spartito”. I profili vennero tradotti in suoni in tempo reale tramite un flauto a coulisse alla cui estremità vi era posta un’asta. Il performer, mantenendo il flauto parallelo al foglio, seguiva il profilo di ciascun volto andando così a suonare lo strumento e a realizzare la “composizione”.
61 x 59 x 31 / Sereno è (2006/2017) di Miroslaw Balka diventa una dichiarazione, una contraddizione, un augurio, una previsione, una poesia ermetica. Tutto questo, e numerosi altri significati, si sprigionano nel ritmo cadenzato delle due parole della canzone di Drupi.
Marcello Maloberti con Cicerone (2018) al civico n.4 ci riporta al passato parlando di Lorenzo Lotto. Le parole che ascoltiamo descrivono un affresco lottesco che è evocato all’interno dello spazio espositivo vuoto. Le pareti sono come “imbiancate” dai colori della voce della guida dell’Oratorio Suardi di Trescore (Bergamo).
Written by La redazione