Un artista di origine argentina innamorato del rinascimento italiano avrà molto riso o molto pianto alla notizia delle performance diplomatiche del nostro governo in onore della visita del presidente iraniano ai Musei Capitolini. Vabbé. Comunque questi sono gli ultimi giorni per vedere una mostra straordinaria al Museo Marini Marini, in cui l’artista in questione, Paolo Bronstein, dialoga con il Tempietto del Santo Sepolcro di Leon Battista Alberti nella Cappella Rucellai, ricostruendone una storia immaginaria a tappe. Con perversione maniacale, utilizzando stampe e rendering 3D, Bronstein ricostruisce un’ipotetica deformazione progressiva fatta di stilemi manieristi, orpelli che turbano in modo sempre più aggressivo la perfezione classica dell’Alberti, fino a raggiungere il pieno Barocco. Architetti come i milan-based Baukuh e tutti i membri di San Rocco, animati da passioni affini, saranno accorsi fin dal vernissage, si suppone, ma anche gli altri esseri umani farebbero meglio a vederla prima che chiuda