Pittura e scultura non sono la stessa cosa, da anni entrambe stanno cercando di riscrivere la loro identità. Su questo confine di ricerca si muovono anche i lavori di Nicola Martini, che sembrano riflettere proprio sulla possibilità di essere un ponte tra questi due universi dimensionali differenti. Le opere di Martini sono vere e proprie sculture che si aggrappano come quadri alle pareti, cercando di lottare contro la forza di gravità. La loro superficie è ingannevole: quello che sembra del semplice colore è invece un mix di lattice e polvere di grafite contenuto in uno strato di tessuto trasparente, che scivola verso il basso con un moto impercettibile. Not Titled Yet è il nome delle opere, a significare come ciò che stiamo osservando non è che il processo di (auto)realizzazione della scultura, che ancora finita non è.
Questo gioco tra fusione e dualismo porta a riflettere su due elementi opposti. Da una parte il concetto di organico, rappresentato dal fluido dell’opera, che ricorda un liquido fossile fuoriuscito dal centro della terra e rimasto incastrato in una sottile pelle. Dall’altra i concetti di arte e artificio, di ciò che l’uomo costruisce attorno all’organico.
“Appunti sull’Inframezzo” non è altro che la perfetta fotografia della materia che muta nel tempo, sempre protetta da un involucro che si adatta a essa con l’intento di darle riparo. È il medesimo percorso che fa il mio corpo durante la vita, muovendosi in modo apparentemente invisibile all’interno della sua pelle e sempre alla ricerca di nuovi artifici che completino il mio organico, così vulnerabile ed effimero.
Written by Martina Todero