Avvolti da una luce blu straniante, le opere di undici artisti internazionali, selezionate da corpi di lavoro sia nuovi, che anche più indietro nel tempo, quasi storicizzati agli occhi di alcuni – come il video del 2004 dove i protagonisti sono gli ormai mitici cosplayer di Cao Fei – esplorano tematiche assolutamente attuali, fino a poco tempo fa quasi nascoste, spinte ai margini. Meriem Bennani, Juno Calypso, Cao Fei, Mary Reid e Patrick Kelley, Beatrice Marchi, Darius Miksys, Narcissister, Haruka Sakaguchi & Griselda San Martin, Tomoko Sawada, Bogosi Sekhukhuni e Amalia Ulman rielaborano, attraverso la fotografia, la video installazione e realtà alternative come quella del videogioco, del metaverso e della creazione di avatar, delle possibilità circoscritte – personali o universali in base all’approccio – in cui indagare la propria esistenza e ruolo all’interno di una società o di un mondo più ampio. Se questa indagine non trova posto, allora la creazione di immaginari alternativi è necessaria e urgente.
La curatrice Melissa Harris sviluppa dunque una grande installazione all’interno dello spazio di Osservatorio Prada, dove alcune ricerche sono rese visibili attraverso realtà esistenti, magari estremizzate o, al contrario, un po’ celate, e alternative possibili. Il percorso della mostra presenta una realtà sfaccettata, complessa e stratificata, sia visivamente – i mezzi e i loro dispositivi spaziano dalla video installazione, all’ensemble fotografico, fino alla performance ironica e immersiva -, che per narrazioni. I processi di analisi, di cognizione e rielaborazione sono vari e dalle estetiche più o meno accattivanti all’impatto, da scovare e scrutare all’interno di un’atmosfera sospesa obbligata dall’installazione di luce blu di Random Studio, ideata per mettere in ombra i dettagli dell’Osservatorio, per mutarlo dalla sua funzione e alienare lo spettatore e le opere che, all’apparenza del primo sguardo, risultano tutte provenienti dalla stessa matrice. È quel gioco di ruoli anticipato dal titolo. Uno scambio di percezione che rimanda al passaggio di identità che ogni artista in mostra, a suo modo, ha attuato per superare il tempo, per trovare il suo alter ego che porti alla liberazione delle relazioni con sé stessi e gli altri. E come chiaro dibattito e critica.
Ogni mezzo è un pretesto per raccontare una storia, generica o personale, come, ad esempio, quella del rapporto tra un padre e figlio messa in scena, attraverso l’installazione composta da due video, da Bogosi Sekhukhuni (Johannesburg, 1991) che ha creato due avatar (figlio e padre) che dialogano guardandosi l’uno con l’altro; o una storia di analisi e rappresentazione del sé e del corpo all’interno di uno spazio, come nel lavoro fotografico tutto rosa di Juno Calypso. Ambientate in una villa non vissuta di Los Angeles, le fotografie calme e kitsch dell’artista, realizzate grazie al dialogo con il guardiano con cui per mesi si è scritta raccontando il suo desiderio di sviluppare il progetto, rimandano a quell’atmosfera surreale di un “Mulholland Drive” lynchiano, dove il corpo è protagonista, avvolto da un’estetica fucsia che rimanda ai cieli losangelini di Alex Israel. Una villa deserta e particolare come alcova dove poter replicare sé stessa.
C’è anche umorismo nel dialogo in atto in the Rape of Europa del 2021, firmato da Mary Reid Kelley (Greenville, 1979) e Patrick Kelley (Minnesota, 1969) in cui gli artisti mettono in dialogo due mondi diversissimi: quello mitologico, rappresentato dalla pittura di Tiziano, con un contrappunto di valenza storica che tratta la questione della supremazia dell’uomo sul mondo femminile. Di ironia tratta anche Beatrice Marchi (Gallarate, 1986) che con Immaturity, maturity and Christmas del 2021-2022 mette in scena uno dei suoi alter ego, Katie Fox, protagonista anche di performance attivate all’interno della mostra dove alcuni mondi marginali prendono vita unendosi in un contesto tra musica e parola, tra umorismo e malinconia. Con OMIAI♡ 30 Tomoko Sawada inscena, attraverso una serie fotografica, 30 possibilità di personaggi diversi tra loro, sempre rappresentati da lei. Il travestimento, la mutazione del corpo, del trucco, dell’abbigliamento e delle espressioni, indicano una metamorfosi sarcastica, presente e contemporanea. “(…) dall’inizio del XX secolo, i progetti che prevedono il gioco di ruolo hanno approfondito il concetto di identità, permettendo agli artisti di sfidare le norme di comportamento legate al genere, a viaggiare nel tempo e a immaginare il loro sé in una miriade di modi diversi, riflettendo sulla loro stessa essenza, anche quando questa è in evoluzione (…)” scrive la curatrice della mostra. Del resto, il travestimento, l’alter ego e la maschera, sono spesso azioni ed elementi fondamentali per la trasformazione, o per la presentazione del personaggio che anima il proprio ruolo.
Written by Rossella Farinotti