E infine eccoci qui, ad affrontare un altro dei grossi e numerosi appuntamenti che affollano di recente l’agenda di Gian Maria Tosatti. Se ne è chiacchierato tantissimo, inevitabilmente tra alti e bassi, del Padiglione della Biennale di Venezia, della direzione creativa della Quadriennale di Roma che sta ancora andando avanti, e adesso che hanno aperto le porte dello Shed del Pirelli Hangar Bicocca, della sua mostra personale a Milano, NOw/here.
La prima cosa che tutti abbiamo pensato è che sicuramente non ha fatto quello che ci si aspettava, ovvero qualcosa di ambientale. La scenografia non manca, armonizzata in modo egregio dal lavoro di luci di Pasquale Mari, ma più che su un ambiente ha lavorato su quadri di grandi dimensioni, offrendo un lato del suo lavoro che probabilmente conoscevamo meno. Sulle ampie superfici si affollano due atmosfere molto diverse: da un lato il carattere nostalgico di qualcosa di andato, luminoso e malinconico e dall’altro un sogno che deve arrivare, ancora avvolto nella nebbia. Le ispirazioni ai grandi maestri della pittura (mi vengono in mente il vicino di sala Kiefer e qualcosa di Boetti) non mancano, ma comunque non si può gridare al citazionismo, restando su quella soglia sottile tra ricerca e passato. Con una nota di cupa sospensione non viene a mancare la bellezza che Tosatti riversa sempre nei suoi lavori, la sua capacità di non mettere distanza tra l’opera e lo spettatore e di non farlo sentire sbagliato o banale nei sentimenti. Forse si nota un piccola vena di stanchezza da parte dell’artista, ma più che le singole mostre ne uscirà l’insieme di queste gesta che ha messo insieme e che hanno a modo loro rimestato le acque stagnanti del mondo dell’arte, rivelandone, più o meno volontariamente, gioie e dolori.
Written by Annika Pettini