La mostra curata dall’architetto Marisa Zattini è dedicata al cesenate Ilario Fioravanti, scultore, architetto, intellettuale, uno degli artisti più interessanti e originali del Novecento italiano.
Una scelta non casuale quella del complesso bolognese che ospita il Compianto sul Cristo morto di Niccolò dall’Arca: il percorso espositivo, che si sviluppa nelle sale dell’Oratorio e del Museo adiacenti alla Chiesa di Santa Maria della vita, apre un dialogo tra il capolavoro quattrocentesco e il Compianto realizzato da Fioravanti nel 1985, uno dei tre che egli plasmò nel corso della sua carriera, abitualmente ospitato dalla Chiesa del Suffragio di Longiano e oggi esposto a Bologna. Un compianto “tradizionale” che nella sua produzione si affianca a quello “laico” delle Putaske (esposto ora a Faenza nella chiesa sconsacrata di Santa Maria dell’Angelo), le donne di strada che circondano la figura del Cristo morto, simbolo di uguaglianza e rispetto sacro per ogni creatura, e a quello delle Maddalene, radunate attorno al Cristo modellato nell’estate del 2007.
Il Compianto del 1985 è allestito nell’Oratorio assieme alle quattro Maddalene (1982) e ad alcune gigantografie di disegni preparatori selezionati dai diari dell’artista. Nella sala precedente, una selezione di opere dal tema sacro introduce al corpus della mostra: una Via Crucis (1982) inedita, in terracotta ingobbiata e incisa, proveniente dalla Collezione di S.E. il Vescovo di Cesena Douglas Regattieri e, a completamento, Il bacio di Giuda (1995), La Veronica (1989), Il miracolo del pane e dei pesci (2003) ed Effeta (2003). Si tratta di un universo immaginifico, frutto di un’esperienza feconda: sono tutte “epifanie” in terracotta policroma in cui il tema del sacro e del profano, del terreno e dello spirituale, dell’umano e del divino si incontrano nel significativo evento cristiano, reinterpretato in chiave contemporanea imprimendo nella materia il realismo delle emozioni e i sentimenti del dolore e della gioia. Esistenze e figure che raccontano, con solenne compostezza ed intensa e silenziosa compartecipazione, un momento colmo di sofferenza, singolare e collettiva, in contrapposizione con la dinamica partecipazione emotiva che fuoriesce dall’opera di Niccolò dell’Arca.
Written by LR