Quando ti dicono che la musica è qualcosa che viene da dentro, che in qualche modo cresce, ti cambia, ti trasforma, è facile che pensi che sia tutta retorica. Poi magari, diggando su Internet, scopri Smino. Padre tastierista, madre cantante, il nonno era Muddy Waters, suo cugino è Drea Smith. Nel periodo in cui negli Stati Uniti parlano di Nepi-Baby, Smino arriva e mette il carico da 90. Arriva in Italia, in un tour che già nel nome ha il nostro paese (from Italy 2 Illinois, dice in un freestyle di qualche settimana fa), in un periodo storico in cui fregiarsi di suonare da noi non è così scontato.
La musica di Smino è un mix psichedelico di sonorità funk e soul, grazie anche all’inconfondibile parlata del sud. La definizione che dà lui della sua arte è “ratchet romance“, se dovessimo essere noi a farlo potremmo dire che ricorda un funk sotto acidi, che Pitchfork e affini decidono di chiamare neo-funk.
Proprio in contemporanea con il freestyle che annunciava il tour – “Wyoming” – è arrivato anche la sua ultima collaborazione, che dopo Lil Uzi Vert e J Cole, aggiunge Childish Gambino nei rapper che hanno benedetto il nostro Smino.
Written by Tommaso Naccari