Il modo in cui posiamo lo sguardo sul mondo che circonda è un linguaggio, ha le sue regole e le sue metriche espressive e di significato. Ciascuno di noi coglie scorci differenti anche difronte allo stesso orizzonte. Su questo rifletto osservando le fotografie di Gabriele Basilico, penso alla sua capacità di strutturare e restituire il suo sguardo, così potente da diventare collettivo e riconoscibile. Soprattutto perché lui guardava alle città, le forme di collettività più invadenti e fondamentali che l’essere umano conosce: dalla casa al sostentamento, ai modi di muoversi e lavorare. Tutte funzioni primarie che nelle città si plasmano in base alla cultura e al territorio. Una combinazione potente che ha saputo assimilare in modo mai scontato e questo lo si può fare, oltre che con la tecnica fotografica che padroneggiava, solo ascoltando i luoghi. Attraversarli in lungo e in largo, captarne sfumature, pertugi e grandi spazi. Cogliere le vite che li attraversano e, a quel punto, estrapolarne lo sguardo.
Written by Annika Pettini