«È certo un brivido averti qui con me
In volo libero sugli anni andati ormai…»
Cuneo, Piemonte. Ho pochi ricordi del 1994 per ragioni anagrafiche ma ho la certezza che da quelle parti lo scorrere incessante del tempo sia in qualche modo più lento, una sorta di presente immutabile immerso nelle tinte della natura, nei vini pregiati, nella genuinità popolare e nelle innumerevoli tracce di una Monarchia che sembra proprio non volere andare via. Nonostante ciò, le bombe rock sonore esplose a New York, Aberdeen e Seattle hanno raggiungo le antenne di chi, in terra Sabauda, voleva cambiare le cose a colpi di chitarre noise e nuovi linguaggi poetici sublimati in un sound che trasudava e che ancora oggi TrasudAmerica. Cristiano Godano, Riccardo Tesio, Gianluca Viano, Luca Bergia proprio nel sopracitato 1994 danno vita ad un disco iconico, rivoluzionario, che traccia nuove strade mai percorse prima dal sound nostrano. Quest’ultimo, per ignote ragioni socio-culturali, ha sempre registrato copiose difficoltà nel correre alla velocità di Stati Uniti e Gran Bretagna ma tra la fine degli anni ottanta e l’inizio dei novanta discografici e “addetti alla cultura” avvertono, pulsante, il desiderio di cambiamento che si chiede a gran voce dalle cantine ai club più importanti del Paese. Tra i tanti, mi vengono in mente due personaggi chiave che percepiscono la portata del progetto Marlene Kuntz: Gianni Maroccolo e Giovanni Lindo Ferretti, all’epoca basso e voce dei CSI, Consorzio Suonatori Indipendenti, la band rock indipendente (per davvero, fuori da etichette linguistiche o paraculismi tipici dei nostri anni) che fuori dai circuiti discografici mainstream raggiungerà nel 1997 la soglia delle centomila copie vendute. Nonostante la quasi completa autoproduzione dell’album, grazie all’apporto delle menti appena menzionate il muro di suono di Catartica fa irruzione nel mondo della musica che conta con l’etichetta Consorzio Suonatori Indipendenti del guru Maroccolo segnando inevitabilmente nella musica italiana un prima e un dopo 13 maggio 1994. Passano gli anni, i mesi e se li conti anche i minuti ma Catartica, nonostante i 30 anni di età, non passa mai. Ci vediamo il 14 marzo all’Alcatraz di Milano per urlare a squarciagola in faccia ai ragazzi di Cuneo: “complimenti per la festa, una festa del cazzo!”
Written by Marco Mascolo