Quando gli viene chiesto di descrivere com’è vivere nella sua musica, risponde:
«Il mio corpo si trasforma per intero mentre suono, mi sento così… Le mie dita si sentono come i venti del mondo e sembra che io stia trascendendo la dimensione fisica.»
Lubomyr Menlyk è un pianista e compositore ucraino eccezionale, quelle vite inenarrabili e consumate che sembrano uscite dalla penna di Tolstoj, che racchiudono un talento fuori dal comune. Una vita e una carriera trascorse nella ricerca ossessiva di un’idea di suono che lo ha portato a sviluppare un metodo di scrittura chiamato “continuous music”, che si basa sul principio di un flusso di suono costante e continuo.
Due parole che si traducono nell’esecuzione di una raffica sostenuta di note arpeggiate ad alta velocità, capaci di creare pattern sonori, rapidi, complessi e virtuosi, tanto da fargli valere il titolo di pianista più veloce del mondo.
La musica di Lubomyr, però, non è solo tecnica: è immaginazione e interconnessione; è la vibrazione perpetua e indefinita delle note che si espande in mille melodie superando il limite dello spazio, per raggiungere con intensità e immediatezza l’emozione. Una tecnica che esaspera i suoni forti e che permette al pianoforte di risuonare e confondere il suono, trasformando schemi complessi e concisi in melodie ronzanti e creando una leggera ma penetrante confusione uditiva. Un modo di suonare troppo poco ortodosso per il mondo classico e a volte troppo tradizionale per la comunità della musica sperimentale, che per fortuna non ha fermato la travolgente carica di Lubomyr e la possibilità di connettersi, a partire dal 2013 con un pubblico più vasto, grazie a pubblicazioni su piccole etichette come Unseen Worlds e Erased Tapes. Nel 2023 è uscito il suo ultimo EP, The Sacred Thousand, un omaggio al suo paese, composto da un solo intenso brano che non lascia margini di respiro, non un momento di tregua, come la lotta del popolo ucraino per la propria libertà. Un artista capace di creare visioni sonore spesso al di là della nostra capacità descrittiva, in cui perdersi e lasciarsi trasportare con lo stesso fervore con cui vengono suonate.
Written by Simona Ventrella