In Italia non sono molti i festival che guardano davvero al presente: ripescaggi, reunion, anniversari, nomi nuovi che suonano vecchi e vecchi che suonano peggio dei nomi nuovi. Festival Moderno va in direzione opposta. A partire dall’headliner, uno dei nomi più divisivi possibili. Grimes altrove unisce blog, reazione musicale, fashionista e giovani indie. Qui da noi no. Perché con Art Angels si è sganciata dal revival 80’s, abbracciando estetica e toni ultra-pop e un nuovo modo di intendere il suo live. Aspettatevi una performance molto simile all’ultimo tour di The Knife. C’è anche qualcosa di più suonato, l’ex Test Icicles Dev Hynes a.k.a. Blood Orange, polistrumentista, vocalist, artista a 360 gradi, icona dei neri che si vestono bene e tanto altro. E poi il suo contraltare queer, Mykki Blanco, con le sue scioccanti cacofonie hip hop. Per gli altri nomi preparate Google in un nuovo pannello. Al Magnolia, uno degli eredi di James Blake, Mura Masa, le isterie sci-fi dell’amichetta taiwanese di Grimes, Aristophanes, i lustrini sintetici dell’amichetta californiana, HANA, e quelli hyper-tech targati PC MUSIC, vedi Kero Kero Bonito. C’è anche l’Italia che ci prova, quella che guarda al di là del proprio naso, con L I M e Pigro On Sofa. Altro che “Moderno”. Cambiate nome in “Festival Miracolo”.
Piero Merola
A proposito di suoni moderni e di piccoli miracoli, insieme ai guest internazionali più hype, Festival Moderno ospita in line up anche L I M, all’anagrafe Sofia Gallotti, già basso, tastiere e voce degli Iori’s Eyes. Sofia ha esordito da poco nella sua versione da solista con l’ep Comet, flusso sonoro intimo e a tratti onirico dove melodie vocali e sintetizzatori definiscono un’elettronica pop e avvolgente. A noi (e non solo) è piaciuto parecchio. E non poteva che essere così, a giudicare dai brani che ha scelto per questa bella playlist con i musicisti e i suoni, soprattutto elettronici, che hanno avuto finora un impatto sulla sua musica.
LENA PLATONOS
Εμιγκρέδες Της Ρουμανίας (da Gallop, 1985)
Difficile scegliere tra le canzoni di “Gallop” di Lena Platonos quale sia la più adatta da far sentire per dare l’idea di questo super album del 1985 poco conosciuto ai più, che ha una produzione dalle soluzioni davvero
interessanti e originali. Nonostante la difficoltà linguistica perché non conosco il greco, la voce di Lena è incredibilmente toccante e la produzione dai toni cupi e immersi negli Anni 80 sono un mix davvero speciale.
Dello stesso album gli altri brani a cui dare un ascolto secondo me sono sicuramente Κι Ακούμε “Σ’αγαπώ e Μια Άσκηση Φυσικής Άλυτη.
KING SUNNY ADE AND HIS AFRICAN BEATS
Synchro System (da Synchro System, 1983)
Brano da cui è tratto il nome dell’album che lo contiene e fuori da un discorso strettamente elettronico, la versione di questo pezzo che preferisco è quella da 18:13 minuti, ma nella versione da 6:27 minuti del 1983 c’e’ qualche accento elettronico in più. La base ritmica di pochissimi elementi è super potente, potrebbe andare avanti per sempre, me ne sono innamorata per l’intreccio tra basso e percussioni. Davvero ipnotico. Poi le sonorità degli strumenti africani e la voce di “King Sunny” fanno il resto.
MORT GARSON
Swingin’ Spathiphyllums (da Plantasia: Warm Earth Music For Plants, 1976)
È un album del 1976, abbastanza buffo, anche per la scelta particolare di dedicarsi al tema delle piante, cosa che amo anche io e che me lo ha reso subito simpatico. Mort è uno dei pionieri dell’uso del Moog per composizioni in questo caso molto swinging e un po’ malinconiche ma dolci e sognanti. Garson in questo album, spensierato e leggero, sviluppa i pezzi come fosse la colonna sonora di un viaggio d’estate. Del 1971 altro album incredibile a livello sperimentale è Music For Sensuous Lovers, da ascoltare.
HOLLY HERNDON
Lonely at the Top (da Platform, 2015)
Attuale artista “di grido”, Holly Herndon per me è un genio del sound design. Questo pezzo è spazialmente incredibile, nel senso che l’immagine sonora ha una resa cristallina davvero speciale, provare per credere è una vera goduria se ascoltato in cuffia. Mi ha stupito come una semplice voce e il passaggio tra uno spazio a un altro fossero così potenti nella loro semplicità e così ben resi. Sembra di essere nella stessa stanza della narratrice, possiamo sentire il suo respiro e i suoni della stanza ed entrare completamente in questo racconto sussurrato.
NINA KRAVIZ
Taxi Talk (da Taxi Talk, 2012)
Sexy come solo Nina sa fare, questa chiacchierata super intima, come fosse una confessione un po’ scanzonata a un amante, a un amico, in un taxi, senza rinunciare a far ballare, senza eccedere, sempre in modo elegante e leggero.
Cassa dritta, una batteria quasi acustica e una linea di basso semplice e sensuale sono immerse in uno spazio molto piccolo dove vanno e vengono piccoli samples di varia natura, da piccoli rumori con delay, piccole voci e suoni simili a quelli dei messaggi di posta, creano uno spazio mentale molto intimo e sensuale. “I don’t trust you anymore”, hai proprio ragione Nina.
YASUAKI SHIMIZU
Semitori No Hi (da Kakashi, 1982)
Immersivo e sognante, tra chimes, arpe e loop di voci che si trasformano in suoni di sax si costruisce il mondo di Semitori No Hi. Se pur del 1982 il sound di questo brano è veramente molto attuale. Anche questo brano non rientra strettamente in un discorso di musica elettronica ma a parte avere una copertina pazzesca, sassofono beat
chitarra, arpa, chimes e voce in loop ti portano lontano per poi al suono di un clap e una melodia più improvvisa e violenta di un ensemble di sax portarti sulla terra.
LINO CAPRA VACCINA
Antico Adagio (da Antico Adagio, 1978)
Sempre per rimanere in tema di strumenti ai quali non siamo abituati a dare peso c’è questo pezzo incredibile. Strumenti a fiato, percussioni metalliche e di legno, marimba, percussioni e vibrafono, e una voce lontana costruiscono la struttura di uno dei brani che preferisco di Lino. Autoprodotto e in una tiratura limitata uscì nel 1978 in mezzo alla scena strumentale minimalista. La composizione di questo pezzo penso che abbia influenzato molte produzioni elettroniche attuali.
AUCAN
Light Sequence (da Stelle Fisse, 2015)
Cambiando totalmente mondo sonoro, voglio farvi sentire il pezzo che preferisco del nuovo album degli Aucan, Stelle Fisse. Mi piace moltissimo su disco ma live rende ancora di più. L’uso dell’arpeggiatore, in una maniera davvero feroce, secca e libera mi piace moltissimo, mi è capitato già più di una volta di ritrovarmici a cantare su proprio perché ha delle sonorità davvero stimolanti. Il titolo è perfetto, sintetizza la sensazione fisica di essere colpiti da una luce potentissima e dal ritmo serrato, fino a farti perdere l’orientamento. Di questo pezzo amo la semplicità perché costruito con pochissimi elementi e la sensazione di espansione, di un elemento sospeso che cresce violentemente. Ho degli amici di cui essere davvero orgogliosa.
HERRON
Minor Hazard (da The Night Garden, 2015)
Sempre in un discorso di traiettorie, di elementi che partono da un punto per arrivare a un altro, sono stata catturata dai visual e dalle profondità liquide di Herron. Nel buio piano piano si fanno spazio una cassa dritta molto cupa, chiusa e all’inizio un po’ scomposta per poi dare attenzione a un synth che suona cheap e senza corpo.
Per me è un pezzo che passa da un mondo scurissimo e profondo fino ad affiorare a delle timide luci in lontananza.
JESSY LANZA
It means I Love You (da Oh No, 2016)
Divertente e leggera, Jessy è unica nell’essere capace a suon di saltelli di raccontarci delle sue storie d’amore. Cassa dritte e influenze tra il synth pop, dance-pop e R&B del futuro. Per togliere ogni dubbio, un super singolo uscito per Hyperdub, per dire questa cosa a qualcuno che evidentemente le piace molto.
VINCI CON ZERO
Zero, Club to Club e Radar Concerti ti mandano gratis a Festival Moderno. Per partecipare, basta mandare una e-mail a contest@edizionizero.com specificando la città e l’evento di riferimento nell’oggetto e il proprio nome e cognome nel corpo dell’e-mail. I due vincitori saranno estratti tra tutti coloro che avranno partecipato entro le 12 del 6 luglio e saranno gli unici a ricevere una risposta via e-mail.
Written by Chiara Colli