Tra i sogni pulsionali ricorrenti vi sono senza dubbio i desideri di spazietti. La dimensione da sabato del villaggio, che va però ben separata dall’orizzonte-provincia che si conforma puntualmente nelle bretelle di fuga dalla vita nel formicaio-città, dove pare di lavorare e basta, senza mai ombra per ristorarsi. Parliamo dunque di quella scala piccina dove in piccole aree accade tutto lo scibile d’interesse, dove ci si sofferma, si gioca, si balla e si ascolta – un’immagine chiaramente debitrice di tutto quel trantran discorsivo attorno alla città dei quindici minuti e della scala prossimale, del poter avere un ampio spettro di scelta in qualche misero passo.

Sei giorni di festival che sono sei giorni di villaggio, peraltro in uno dei luoghi più simbolici della città di Milano: Piazza Duca d’Aosta, davanti alla Stazione Centrale.

Ecco dunque Welcage, festival dalle dimensioni di un villaggio, con un palinsesto a dir poco bizzarro, dedicato alla Generazione Z, vale a dire quel cappello che comprende termini quali: Zoomers, Post–Millennials, Centennials, iGen, Plurals e lo sconfortante Digitarians, o in altre parole i nati tra la fine degli anni Novanta e la prima decade del Duemila. “Nativi Digitali”, altro modo, vale a dire abituati a gestire quella sparpagliatezza caleidoscopica dell’attenzione. Sarà anche per questo che Welcage si configura come villaggio, laddove villaggio prevede: un campo da calcetto per partite tre contro tre e la presenza della Goa7, un campetto da basket con la community della pallacanestro di Damove e pure l’ex campione di NBA Linton Johnson, una galleria d’arte urbana curata da Kobak con le crew milanesi e la possibilità realizzare delle t-shirt
personalizzate da portarsi a casa.

Assieme a tutto questo, un palcoscenico che sarà calcato da decine e decini di musicisti giovanissime e giovani, come Mara Sattei e Olly, Manuelito (alias di Hell Raton) in consolle, Young Miles ma pure Digital Astro, Ensi, Nitro, Mambo Losco, o Artie Five, Don Pero e Barengo ma giusto per dirne alcune.

L’ultima cosa che vi rimane da sapere è che Welcage dura una settimana. Sei giorni di festival che sono sei giorni di villaggio, peraltro in uno dei luoghi più simbolici della città di Milano: Piazza Duca d’Aosta, davanti alla Stazione Centrale. Pensate dunque al pendolare. A chi arriva in città, a chi cerca di tornare, a chi esce dalla metro. Pensate a chi arriva da Malpensa o da Orio. Pensate arrivare così e trovarsi davanti un festival.

Qui al link trovate tutta la line up di Welcage, che oltretutto è un festival a ingresso gratuito. Occorre soltanto la registrazione sul sito www.welcage.it