Il bisogno di sapere. Il piacere di sapere. Avere strumenti, conoscere, capire, interpretare, sono tutte cose estremamente appaganti. Danno un senso di pienezza, dipanano la paura. E forse è anche la ricerca di evocare e soddisfare questa pulsione che porta le arti a scavare nel rimosso, nel perduto. A cercare lì dove c’era un mondo che ora giace sotto un vuoto silenzioso. Ma tutte queste storie perse o che vanno scemando, si lasciano dietro delle scie più o meno effimere, che solcano i sogni e scivolano sulle forme dei paesaggi. Queste tracce sono quelle che scorrono dentro i video di Saodat Ismailova, un sapere velato lasciato diluire nel tempo che però ancora si radica a qualche anima e a qualche roccia, tra lo scorrere di un fiume e un gesto lento, voluto e pensato, un rito. Lo spazio dello Shed di Pirelli Hangar Bicocca accoglie nell’allestimento le direttive di un paesaggio, le direzioni dei fiumi per gli schermi e i profili delle montagne per le sedute, in un susseguirsi di film e installazioni che, data anche la potenza non irruente ma densa che portano, saturano lo spazio strappandosi le attenzioni a vicenda. Ma se riusciamo a concentrarci su una cosa sola, allora siamo altrove, andiamo dove lei ci vuol portare e si apre quella fame di sapere di più, di ritrovare la forma completa di una storia, quella che le immagini e le voci ci lasciano affiorare da una memoria che ci ha lasciato qualcun altro in un altrove. Ma che comunque ci appartiene.
Written by AP