Il black metal è un idolo chimerico che trascende i generi musicali: l’attitudine e le origini punk si mescolano all’avanguardia, in un continuum oscuro nel quale concetti come black’n roll, dungeon synth e blackgaze hanno contemporaneamente senso. In questa galassia annerita trova posto ogni suono, e trova posto ogni idea: cassette lo-fi registrate nei boschi affiancano produzioni chirurgiche nel dare voce a paganesimo, satanismo e filosofia queer, che convivono paradossalmente con altre ideologie ben più pericolose negli spazi estremi del suono.
Il faro nero dei Mayhem dirige il genere da quarant’anni, da quando Euronymous ne ha tracciato i contorni ibridando e portando al parossismo le lezioni di Venom e Celtic Frost, di Motörhead e Discharge, di Kiss e Mercyful Fate.
La musica della band norvegese nasce già adulta, fermamente trve ed assieme già consapevole delle proprie esagerazioni come il punk che la innerva, fatta carne da una storia tragica che diventa il mito di fondazione dell’intero genere: le chiese bruciate; il suicidio del primo cantante, Dead, fotografato a cranio esploso sulla copertina del bootleg Dawn of the Black Hearts; l’omicidio dello stesso Euronymous per mano di Burzum, un individuo dal credo assai pericoloso il cui scomodissimo talento musicale arriva ad influenzare persino Kanye West.
I Mayhem tornano in Italia l’11 dicembre al Live Music Club di Trezzo sull’Adda per celebrare quarant’anni di attività: Necrobutcher ed Hellhammer, due dei membri fondatori, sono accompagnati da Teloch e Ghul alla chitarra, e da una delle voci più importanti del panorama estremo, quella dell’ungherese Attila Csihar, attivo con la band fin dal seminale album di debutto De Mysteriis Dom Sathanas. Da applaudire la scelta di affidare l’apertura del concerto a Master Boot Record, un progetto elettronico italiano che con la sua dungeon synth\8-bit\synthwave mostra l’ennesima deriva possibile del black metal, a proprio agio anche tra schede madri e manuali di Dungeons and Dragons. Come se l’oscurità davvero potesse abbracciare ogni cosa.
Written by Alberto Ricca