Valentina Furian si occupa principalmente di immagini in movimento. La sua ricerca si concentra sulla relazione tra realtà e finzione posizionandosi al margine di questa dualità. Tema cardine della sua produzione è il rapporto interspecifico tra umano e animale, con particolare interesse verso la pratica di addomesticamento quale tentativo dell’essere umano di modificare il comportamento naturale. L’evoluzione della specie umana coinciderebbe con forme di dominio e controllo esercitate verso il mondo naturale e animale che hanno modificato il carattere delle specie sottomesse. Allo stesso modo, l’essere umano tende a sopprimere la propria indole selvatica in favore di una presunta civilizzazione. Le installazioni di Furian indagano il latente valore selvatico nella vita quotidiana. In occasione di ART CITY 2025 l’artista presenta un progetto focalizzato sull’esplorazione del mondo ipogeo. Il video ripercorre un’attività di ricognizione delle grotte del parco regionale dei Gessi Bolognesi e dei Calanchi dell’Abbadessa, della Vena del Gesso Romagnola e delle montagne toscane. L’artista si è immersa nei cunicoli tracciati e in alcuni non ancora connessi insieme al gruppo speleologico bolognese, la cui sede si trova proprio negli spazi di Porta Lame. Entrare nel ventre della terra significa per Furian avvicinarsi all’essenza animale che le appartiene, così come appartiene a ogni essere umano. Addentrarsi nell’oscurità, scendere nel buio, si relaziona metaforicamente alla creazione di un’immagine. Tutto nasce in assenza di luce: le proiezioni, infatti, possono esistere solo nel buio. L’opera è stata realizzata in seguito alla ricerca avviata durante la residenza dell’artista presso il Nuovo Forno Del Pane Outdoor Edition nel 2023.
Written by LR