Una mostra personale di Lucia Leuci, ispirata all’omonima raccolta teatrale di Antonio Moresco (Effigie Edizioni, 2006). Il progetto espositivo propone una riflessione intensa e stratificata sul rapporto tra corpo e spiritualità, sacro e profano, bellezza e marginalità. Attraverso una pratica scultorea che nel corso degli anni si è contraddistinta per la varietà di materiali e tecniche utilizzate, Leuci costruisce un immaginario estetico e simbolico che interroga i codici del decoro e dell’identità, articolando una poetica dello scarto e dell’eccesso.
Come l’opera di Moresco, anche la ricerca di Leuci si muove lungo una linea di tensione tra materia e trascendenza, tra linguaggio e carne, tra gesto quotidiano e visione. Le sue sculture e installazioni emergono come frammenti di un paesaggio urbano attraversato da ferite visibili e invisibili: crepe nell’asfalto, architetture ostili, presenze rimosse. In questi spazi di attrito, l’artista individua luoghi di resistenza e possibilità.
Tra i soggetti che abitano la mostra figurano i cosiddetti maranza e maranzine, adolescenti riconoscibili per un’estetica fortemente codificata, esuberante e provocatoria. Corpi che eccedono le norme del gusto e dell’ordine pubblico rappresentano una forma di espressione alternativa, contraddittoria eppure profondamente autentica. Leuci li osserva come nuove icone metropolitane, simboli di un’identità in conflitto, che abita la soglia tra fragilità e potere. Accanto a queste figure, compaiono altre presenze liminali che, scelte per la loro marginalità, si fanno segno di un’esistenza che reclama visibilità. Attraverso la scultura, Lucia Leuci reinterpreta questi dettagli come dispositivi simbolici capaci di generare nuove narrazioni sul corpo, la città e il desiderio.
L’artista, da sempre attenta alle estetiche del quotidiano e alla costruzione dell’immaginario collettivo, propone un percorso espositivo che invita a ripensare la relazione tra spazio pubblico e soggettività, tra superficie e profondità, tra ordine simbolico e pulsione vitale. La mostra si configura così come un’esplorazione radicale e poetica delle forme contemporanee dell’abitare e dell’apparire. Merda e luce è un invito a guardare nell’informe, a riconoscere nel rifiuto un potenziale di rivelazione, a risignificare la bellezza come atto di resistenza.
Opening: venerdì 30 maggio, ore 18
Written by LR