Se nell’inverno 2024 le porte della chiesa di San Fedele si erano già aperte per una due giorni con Nicolás Jaar, il cuore di questa edizione autunnale di Inner Spaces lo vede ancora protagonista, alle prese con il suo intimismo prestato alla musica sacra.
Chi c’era lo ricorda: pochi fari a illuminare l’incontro della navata e del transetto, Massimo Colombo e Don Pileggi al lato, una piccola ensemble barocca al centro della scena, in una rappresentazione in sette parti del libro del profeta Geremia. Geremia, uomo della Parola, profeta solitario della conversione e della speranza. Sedendo nell’abside, con la schiena all’altare, vedevo la chiesa stipata in ogni ambito, immobile e in un silenzio pressoché assoluto: un momento suggestivo di musica, di meditazione, e per i credenti, di fede. Chi non c’era può recuperare sul canale Youtube di San Fedele Musica e farsi un’idea di cosa lo aspetta.
Si ricomincia quindi da dove ci eravamo lasciati, andando ad esplorare il tema delle Beatitudini, la summa del discorso della montagna di Gesù, che contiene i principali valori e precetti della fede cristiana. Tale è l’universalità delle Beatitudini, che nel rito bizantino vengono recitate, di solito tramite il canto, in ogni celebrazione eucaristica. Otto sono i movimenti, con l’accompagnamento di voce pianoforte/clavicembalo, tromba e violoncello. C’è molto lavoro e preparazione dietro questo concerto: Jaar è un noto perfezionista, come la dimensione della musica sacra richiede.
E non che si dedichi solo a questo: da poco ha dato alle stampe un fenomenale album collaborativo registrato l’anno scorso a Beirut sotto le bombe israeliane con Charbel Haber e Sary Moussa. Ha anche revitalizzato Darkside, progetto condiviso con Dave Harrington, uscendo con un album esuberante a marzo di quest’anno.
Un talento unico nel panorama elettronico mondiale che è bello abbracciare di nuovo qui a Milano, che sia in una chiesa, dancefloor, teatro o festival.
Written by Raffaele Paria