Quante volte abbiamo disfatto un groviglio? Tutte lo abbiamo fatto. Un’azione quasi zen, come trovare il bandolo di una matassa, che porta a riordinare o a trovare l’inizio di qualcosa. Yuko Mohri (Kanagawa, Giappone, 1980) parte dal concetto del groviglio, come si evince anche dal titolo, dagli intrecci più banali di cavi che utilizza, ad esempio, per l’attivazione delle sue opere e installazioni, per riflettere sulle diverse azioni e possibilità di oggetti e immaginari quotidiani, a volte rimettendo in ordine le idee attraverso complessi meccanismi che lavorano tra la fisica, la scienza, il movimento, lo spazio, il tempo.
L’artista giapponese ha realizzato un anime, un fumetto, per raccontare con ironia e chiarezza il percorso che, dalla scuola d’arte, l’ha portata a raggiungere i diversi traguardi del suo percorso lavorativo di artista, giungendo alla prima grande retrospettiva (nazionale e internazionale) a lei dedicata presso Pirelli Hangar Bicocca, a Milano. Il fumetto – una produzione personale che ha mostrato durante la presentazione del progetto – è una chiara indicazione di come agisce Yuko: le sue opere e installazioni nascono da studi complessi di fisica, portando gli oggetti (spesso quelli quotidiani dagli aspetti più buffi come le spugne di casa, i guanti in lattice o vecchi arnesi da cucina) a comporre strutture che si relazionano con lo spazio, ponendole spesso in movimento e, a volte, producendo suoni.
Elementi diversi e assolutamente riconoscibili frammentano dunque lo spazio espositivo, ponendo il corpo e la mente del fruitore a relazionarsi su più livelli percettivi e di analisi. Dal video al suono, dal pesciolino nell’acquario alla frutta che sta marcendo, gli ambiti indagati sono i più vari: forza di gravità, magneti, calore, umidità… tutte cose che conosciamo, ma che non abbiamo mai visto applicare in questo modo. Yuko Mohri proviene dal mondo della musica punk, si appassiona alla fisica e ai luoghi particolari come Akihabara Akihabara Electric Town, un quartiere di Tokyo che diviene fonte di ispirazione e di raccolta di elementi che utilizza per elaborare le installazioni e le sculture.
Queste sono alcune delle chiavi di lettura per comprendere sia i suoni e i movimenti ripetuti e creati dall’artista attraverso gli oggetti quotidiani, sia, ad esempio, il cambiamento di utilizzo di strumenti come un organo contemporaneo. Carta igienica, acqua, parti meccaniche mutano in eleganti elementi che fanno parte di un circuito in cui ogni elemento dipende o anticipa l’altro.
Come nel set precedentemente creato da Tarek Atoui per Pirelli Hangar Bicocca in occasione della sua mostra che indagava la relazione tra materiali e suono, anche Yuki mette in vita un circuito che si anima, un macrocosmo in cui il fruitore può cogliere, assorbire e vivere alcuni dei frammenti di sperimentazione messi in atto dall’artista nel corso degli anni.
Opere come il citato Magnetic Organ, ideato e iniziato ancora ai tempi degli studi nel 2011, Decomposition, l’installazione dove dei frutti interagiscono con uno schermo bianco in continuo movimento grazie alla connessione con cavi – opera protagonista del padiglione giapponese alla scorsa Biennale di Venezia, dove Mohri ha, appunto rappresentato il suo paese –, Flutter, l’acquario dove dei pesci rossi entrano a far parte di questa azione schematica elegantemente connessa, sono tracce, sensazioni e rimandi al quotidiano che l’artista ha rielaborato per la prima volta tutte insieme.
Se un gesto semplice e di piccola portata può far giungere a qualcosa di più grande – «non tutti i cambiamenti nascono da grandi rivoluzioni», – come racconta Yuki, allora una piccola indagine può ispirare un pensiero che mette in vita nuovi immaginari. Le spirali ad esempio, dice l’artista, sono forme rintracciabili in diversi contesti.
«Anche i cavi elettrici che spesso utilizzo per le installazioni o per le sperimentazioni formano delle minuscole spirali». È come una forma archetipa che qui, con la minuzia dello scienziato e l’ironia dell’artista post punk, dà inizio a un circuito fatto di frammenti, oggetti e armonie.
Written by Rossella Farinotti