Il trapasso di Bowie, avvenuto nel Gennaio di quest’anno, si fatica ancora a metabolizzarlo. La sua dipartita dall’esistenza fisica non ha sconvolto semplicemente perché “Il mondo della Musica ha perso uno dei suoi pilastri”. Piuttosto, è stata la caduta di un pilastro dell’esistenza (la cui mortalità corporea, in un certo senso, non era mai stata veramente “preventivata”) ad aver lasciato un gelido vuoto. Al Sottile Duca Bianco, tramutatosi in Blackstar ultraterrena, il TFF ha scelto oggi di dedicare la trentaquattresima edizione, proponendo i lungometraggi in cui l’artista è apparso.
Ricordo molto bene la primissima volta che mi recai al festival. Fu al Reposi per Velvet Goldmine, Novembre 1998. Quel tributo cinematografico a Ziggy Stardust e al glitter-rock britannico che non aveva trovato il benestare di colui che il personaggio di Ziggy lo aveva inventato. Bowie disapprovava la sceneggiatura di Todd Haynes, al punto di vietare al regista l’utilizzo della sua musica per il film (che poi trovò lo stesso un’ottima colonna sonora).
Detto da fan, la carriera di attore del cantante è in larga misura molto meno interessante della discografia prodotta dallo stesso, ma restano senz’altro lampanti e memorabili le sue doti interpretative mostrate nel cult sci-fi di Nicolas Roeg L’Uomo Che Cadde Sulla Terra, o in Labyrinth, Furyo e Miriam Si Sveglia A Mezzanotte. Resta da capire come mai il nostro scelse di macchiarsi la carriera accettando di apparire nell’immondo Il Mio West, con Pieraccioni e la Marcuzzi. Arcani insolubili.
E veniamo a noi, dunque. Quest’anno, Il direttore (o la direttrice?) Emanuela Martini ha scelto Gabriele Salvatores come guest-director. Ok, passiamo a qualche anteprima: Intolerance, di D.W. Griffith, La Felicità Umana di M. Zaccaro. Uhm. E il nuovo di Clint Eastwood, Sully. Bene. In più c’è l’omaggio al punk, con la riproduzione di classici quali Sid & Nancy, Rock ‘N’ Roll High School, Jubilee o Blank Generation. Bei diversivi, magari visti e rivisti, da prendere come calci per risorgere dalle eventuali pellicole soporifere celate all’interno del programma. Perché di quelle, come si dice, “ne abbiamo” sempre.
Written by SIMÖNE GALL