Nove lavori di Adrian Paci, di cui alcuni nuovi, in dialogo con gli affreschi del Foppa della Cappella Portinari e con gli spazi del Museo diocesano. Nei video e nelle altre opere domina, come spesso nella storia dell’artista, la presenza dei richiedenti asilo, della dimensione migratoria, ma in una chiave di espressività contenuta, di una tensione emotiva interpretata attraverso pause, silenzi eloquenti, o al contrario con irruzioni di vitalità impreviste nei luoghi anonimi dell’accoglienza. Molte delle sue opere raccontano del rapporto con la propria terra d’origine, del viaggio di chi deve abbandonare il paese natio e le proprie certezze, in cerca di qualcosa di migliore. Ed è proprio questo il sentimento trasmesso dalla scultura intitolata Home to go (2001) nella quale è rappresentato un uomo – costituito dal un calco del corpo dell’artista stesso – che sorregge sulle proprie spalle un tetto ribaltato. Questo lavoro simboleggia il sentimento di chi è costretto a partire portandosi dietro l’essenza della propria casa, con fatica, cercando di conservare la propria identità e i propri affetti.
In un’altra sua opera, The Guardians, (film del 2014) sono mostrati alcuni bambini che puliscono e riordinano il cimitero cattolico della città natale di Paci. Il film contiene poetici contrasti fra la vita e la morte, richiamando la memoria dei luoghi dell’infanzia dell’artista, con forti riferimenti al passato regime comunista albanese.
Proprio The Guardians è il titolo della personale di Paci, a cura di Gabi Scardi, presso il complesso museale dei Chiostri di Sant’Eustorgio, in cui attraverso fotografie, video, mosaici e sculture, verranno raccontati diversi momenti e temi della sua ricerca artistica.
Written by Domitilla Argentieri Federzoni