Più si va avanti e più si accetta – a furia di schivare “nuovi palazzi che crollano” – quanto sia importante la figura dell’insegnante, vettore di umiltà intellettuale. Blixa Bargeld, nella sua iperconcettualità, è fra i più umili maestri della musica: ha visto crollare la DDR sotto le scudisciate industriali del “suo” Palast der Republik, ha fatto percuotere agli Einstürzende Neubauten qualsiasi genere di supporto musicabile (organico e non) e ha persino assecondato Nick Cave nei suoi deliri post punk, ma rimane tutt’ora coi piedi – nudi – per terra. Stasera esegue la sua versione del primo conflitto mondiale (“Lament”, come l’album uscito nel 2014) nell’umile cornice di Villa Arconati e io non smetto di pensare alla mia tesina del liceo, dove i Neubauten erano – guarda caso – metafora di destrutturazione del linguaggio nel post-bellico. Che dire, tutto torta.
Written by Andrea Pagano