Il problema con MASH è che ogni volta che lo sento nominare penso al film, MASH. Un problema non da poco, perché le due cose non c’entrano nulla. Almeno apparentemente. “Mash” è il termine inglese per dire “poltiglia”, e il festival si propone come una mistura di suoni che si ottiene prendendo linguaggi e creatività di latitudini differenti, schiacciandoli insieme nella stessa bacinella e mescolandoli con quel grande minipimer che è la globalizzazione. Che infatti parla inglese. MASH (il festival) però sta ben distante dal voler forzare questa poltiglia ad approccio globale, ma ne segue il dilagare come un virus esistenziale, smontando con i decibel una muraglia di neo-colonialismo che riconosce l’ibridazione dei suoni solo quando è funzionale a rafforzare il decadente ruolo gerarchico del “primo mondo”. Un approccio dissacrante, eretico, come quello del film di Altman, che dell’esercito coloniale per eccellenza ne fece un teatro comico, dove i fantasmi del Vietnam si agitavano sullo sfondo. Quest’anno MASH fa il record di trasversalità: 5 luoghi diversi, tra spazi ben noti e angoli inediti; oltre 20 artisti da 5 continenti diversi, tra nomi ben noti e incontri inediti. Due notti che più discordanti non potevano esserci: una coi colori dell’Asia, dall’Indonesia (il “metal” degli otto Karinding Attack) al Giappone (Keiko Higuchi + Louis Inage) passando per il Libano di Rabih Beaini, che però ormai gioca in casa; l’altra buttandosi in profondità nel sottosuolo del Cairo, dove una scena elettronica vivace elabora suoni resistenti per sopravvivere a una rivoluzione fallita (con l’all in tutto egiziano di Nur, Kareem Lotfy, 1127, Zuli, JellyZone, Bosaina e Abdullah Miniawy). E poi la ricerca cinematica degli “Hibridos” di Vincent Moon, il trasognante incontro fra Nicola Ratti e il collettivo Discipula e la performance a/v del producer domenicano Kelman Duran, che ha raccontato la rivoluzione di Haiti in 1804 KIDS, licenziato da Hundebiss ad agosto. A chiudere tutto l’atteso ritorno dello straordinario duo Native Instrument, che spinge la contaminazione molto oltre il genere umano, e due concerti dalla Svezia che riportano Savana in uno spazio “di culto”, il Tempio civico di San Sebastiano: quello site specific di Ellen Arkbro, con l’organo ibridato con l’elettronica per amplificarne l’estensione, e la performance vocale di Sofia Jernberg. Se non esce una gran mistura da questo, significa che il minipimer non funziona. Il prossimo passo, per evitare di confondermi, sarebbe solo cambiare nome. Se “Poltiglia” è poco ammiccante, si può cambiare lingua ogni anno: nel 2018 “Mezcla”.
Filip J Cauz
PROGRAMMA:
MERCOLEDì 29
MARSÈLL PARADISE MILANO
19:00 – 21:00 – ingresso libero
Rabih Beaini [LB], Lorenzo Mason [IT] and more TBA
Talk: dialogo sul rapporto tra arte visiva e mercato discografico attraverso la serie di artwork originali realizzati per l’etichetta Morphine Records.
Tarawangsawelas [ID] – live performance
MACAO
22:00 – 01:00 – ingresso € 5
Keiko Higuchi [JP] & Louis Inage [JP] – live performance
Karinding Attack [LB] – live performance
Rabih Beaini [LB] – DJ set
GIOVEDì 30
BASE
21:00 – 01:00 – ingresso € 7/5 (ridotto solo in prevendita)
Nicola Ratti [IT] & Discipula [IT] – “Endorsement” a/v live performance
Kelman Duran [DO/US] – a/v live performance
VENERDì 1
MACAO
23:00 – 05:00 – ingresso €5
Nur [EG] – live performance
Kareem Lotfy [EG] – live performance
1127 [EG] b2b ZULI [EG] – DJ set
A7ba-L-Jelly [EG] – DJ set
Bosaina [EG] – live performance
Abdullah Miniawy [EG] – live performance
SABATO 2
BASE
15:00 – 21:00 – ingresso €7/5 (ridotto solo in prevendita)
Hibridos immersive a/v ritual a cura di Vincent Moon [FR]
ASSOCIAZIONE VIAFARINI
20:00 – 23:00 – ingresso libero
Native Instrument [AU/NO] – live performance presented by Euphorbia all’interno del progetto installativo N.I.M.B.Y (Not in My Backyard) in occasione degli eventi Open Studio
DOMENICA 3
TEMPIO CIVICO DI SAN SEBASTIANO
18:30 – 20:00 – ingresso libero (posti limitati)
Ellen Arkbro [SE] – live perfomance
Sofia Jernberg – live performance
Written by Chiara Colli