C’è una data che segna profondamente l’immagine di Bologna: il 28 giugno 1982, quando il sindaco Renato Zangheri assegna, per la prima volta in Italia, una struttura pubblica a un’associazione omosessuale, il Circolo 28 giugno.
È un atto rivoluzionario in un momento di alta tensione politica che dona immediatamente a Bologna il volto di una città aperta alle differenze; e un atto fortemente simbolico poiché all’associazione viene assegnata una delle dodici porte di ingresso della città, Porta Saragozza, che non è una porta qualunque. Da Porta Saragozza passa, infatti, la processione che accompagna la discesa dell’immagine della Vergine di San Luca verso la Cattedrale di San Pietro, un luogo quindi di grande importanza devozionale che, dopo quell’assegnazione, diventa ovviamente oggetto di moltissime polemiche.
Fino al 2002, quando la giunta di centrodestra guidata da Guazzaloca propone uno scambio: lo spazio molto più grande e più centrale della Salara – che oltre a un’area esterna offriva anche ottimi vicini (Cineteca, MAMbo, Università, Soffitta) – in cambio della piccola Porta, che sarebbe poi diventata il Museo della Beata Vergine di San Luca.
Attorno a questi due luoghi soprattutto nel quartiere Porto sono fioriti gruppi, collettivi e associazioni, che hanno fatto di Bologna un laboratorio straordinario dal punto di vista della produzione di immaginari legati alle identità di genere e di orientamento sessuale.