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Berberè (Torino)

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Foto di Cortney Morentin

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Berberè (Torino) Piazzetta Madonna degli Angeli, 2
Torino

La pizza di Berberè viene divisa in 8 fette o spicchi: un numero superiore alla media, che dovrebbe favorire il più possibile il gioco dell’assaggio reciproco, della condivisione e dell’interscambio tra commensali. A proposito di numeri, i fratelli Aloe ormai contano ben 13 pizzerie, 2 delle quali a Londra col brand radio Alice e le altre sparse per l’Italia.

A Torino arrivano a quota 2 sedi: la prima negli ariosi spazi di Via Sestriere in zona San Paolo, la seconda – recentemente inaugurata – nella location centralissima ma più intima in Piazzetta degli Angeli, all’angolo tra Via Carlo Alberto e Via Cavour, in pieno centro storico. 24 ore è il tempo di maturazione dell’impasto di lievito madre che rende questa pizza realizzata con farina di Tipo 1 particolarmente digeribile. Rispetto alla ricetta della tradizione napoletana, la pizza Berberè ha tempi di cottura più lunghi (circa 4 minuti) a temperatura più bassa (intorno ai 320°).

Ancora numeri? Sì, perché è bene sottolineare che l’85% degli ingredienti utilizzati tra base e guarnizioni è biologico certificato e – non è scontato dirlo – di qualità e ricercatezza assolute: dalle farine Alce Nero, ai Peperoni del Piquillo (coltivati nella regione spagnola della Navarra), passando per i capperi di Salina (parliamo di un isolotto incontaminato delle Eolie). I prezzi? Più che ragionevoli, con una forbice che oscilla dai 6 ai 13 euro. Basta coi numeri! Prendiamo una fetta di questa pizza davvero artigianale, dalla personalità garbata ma allo stesso tempo ruspante: la leggera ruvidezza dell’impasto accarezza appena gli ingredienti – rigorosamente stagionali – delle guarnizioni, che appaiono adagiati nel modo più naturale e “rispettoso” possibile. Una pizza “contemporanea” – come ama definirla lo stesso Matteo Aloe – da apprezzare in un ambiente informale oppure da godersi direttamente a casa grazie al servizio di delivery. Ma soprattutto una pizza che riesce ad affrancarsi dai dettami della tradizione, senza ostentare un’innovazione forzata o fittizia, mescolando i valori della semplicità e della condivisione con una attenta cultura manageriale dall’appeal internazionale. Ok, però ora iniziamo a scambiarci le fette!