Non chiedermi redbull, non chiedermi cicchetti, non chiedermi vodka fruttata: sono le prime tre regoline del decalogo posto all’ingresso dell’Emporio. Precetti tutt’altro che scontati da queste parti e che riassumono bene la condizione alienante del barman nella zona universitaria. Qui però la musica cambia e, nonostante l’atmosfera tutt’altro che formale, fa un po’ l’effetto del Teatro Comunale davanti all’orchestra di bonghi di piazza Verdi. La regia dell’opera è di Francesco Trimigno, manfredoniano doc capace di rompere gli schemi della tradizione cicchettara con una drink list tra i 9 e i 10 euro che suona tipo Cavalcata delle Valchirie. I protagonisti sono alcuni estratti di verdure e fermentati che variano in base alla stagionalità, vedi il Campesino con estratto di lattuga, dry gin, mixsturae e ginger beer, il Miel Polly con Tequila, Mezcal, Aperol e Kombucha o l’Exotic spring feels con blend di rum speziati, estratto di mango e ananas, fava tonka, mix di agrumi e guava. Infine, c’è l’ambientazione antiquaria, tutta roba autentica recuperata tra mercatini e collezionisti che riporta agli anni gloriosi che precedettero il proibizionismo americano e quello delle ordinanze bolognesi.
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Emporio 1920
Chiuso definitivamenteZERO here: sente Wagner nei cocktail.
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Emporio 1920
Via De' Castagnoli, 2/D
Bologna
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