Il 27 gennaio 2016 è stato inaugurato Il Memoriale della Shoah, costruito nella nuova piazza realizzata tra via Carracci e il ponte Matteotti, luogo d’ingresso alla stazione dell’Alta Velocità. Il Memoriale è frutto del progetto di Onorato di Manno, Andrea Tanci, Gianluca Sist, Lorenzo Catena e Chiara Cucina, vincitori del Concorso internazionale voluto dalla Comunità ebraica di Bologna. La giuria che ha esaminato i progetti concorrenti era presieduta da Peter Eisenman, autore del memoriale dell’Olocausto a Berlino. Due blocchi di acciaio alti 10 metri si fronteggiano convergendo l’uno verso l’altro fino a delimitare una fessura larga appena da far passare una persona. Ai lati, orbite vuote sovrastano il percorso ripetendosi in maniera ossessiva in tutte le direzioni. Rappresentano le celle dei deportati; il vuoto lasciato da chi le occupava. Ma esiste un’altra faccia del Memoriale: una facciata liscia – dove il perimetro delle celle si indovina solo attraverso lievi sporgenze – pensato espressamente per riflettere suoni, luci e immagini.
Il monumento è pensato come un magnete: vuole attirare le persone, farle riflettere, discutere, pensare su quanto è accaduto nella storia: sulla Shoah e sui nomi che lo sterminio ha assunto nelle diverse lingue e culture cha ha cercato di estinguere. Le cavità cubiche che si ripetono morbose convergono sul visitatore trasmettendo il malessere che raffigurano. Anche la scelta del materiale – l’acciaio cor-ten che si corrode all’aria aperta – suggerisce l‘oppressione di ciò che rappresenta. Nei blocchi, però, la profondità spaziale assume il ruolo del tempo: sulla faccia interna ciò che è avvenuto, sulla faccia esterna, l’oggi. Il Memoriale non è un punto di arrivo, ma la scintilla di un processo culturale e di vita capace di catalizzare interesse, quesiti e una continua riflessione nella città.