«Oh zio dove ci becchiamo per un drink giusto?».
«Boh, io sono in zona Porta Venezia. Mi raggiungi?».
Due-tre secondi di silenzio, quella pausa in cui scegliere se piegarsi alla volontà altrui o imporre la propria.
«Niente dai, capito. Birra al Picchio fra mezz’ora».
Ai miei occhi, fino ad un paio di settimane fa, alla variopinta multidimensionalità dell’area che lambisce i giardini Indro Montanelli mancava qualcosa. Della zona adoro infatti la commistione di gusti, di possibilità e di scelte, in poche parole il miscuglio di things to do: le bandierine arcobaleno sparse per le vie della zona sono spesso sinonimo tanto di pride quanto di fun. Il cu…ore pulsante di Porta Venerchia pullula dunque di situazioni diverse, compresi i posti dove bersi qualcosa che fanno dell’etero(…)geneità il proprio valore aggiunto: il Turnè non si tira mai indietro con la sua varietà di spritz ed i suoi drink in barattolo. Anche il 35 è sulla cresta dell’onda ormai da anni, solo che ci sono stato ieri sera… Mi scambierebbero per alcolizzato, vaglielo tu a dire che #iononbevomolto. Tutto vero e bello insomma, proprio come Felicio e Carmen del Picchio quando ti riscaldano il pasticcio di pomodoro nel microonde da accompagnare con un’imbenzinata di Gin&Tonic.
Ma ci sono delle sere in cui io voglio un cocktail, o due, o tre, e li voglio come Dio comanda, punto e basta. Il richiamo del Nottingham Forest allora inizia a martellarmi nel cervello ma, come tutti i posti sorprendente belli, credo non vada inflazionato.
Così qualche giovedì fa ho scoperto che, se mi prende sta scimmia, posso andarmene a Casa Mia. No, non è un’uscita di pessimo gusto: il lounge bar & bistrot di viale Regina Giovanna si chiama proprio così. È un locale accogliente, caldo e gradevole e dotato di una sensuale intimità.
In fatto di scelta, la drink list è ottima, non troppo vasta – ed è certamente un pregio – ma ce n’è per tutti i gusti (siamo o non siamo in Porta Venezia?). Io però opto per un fuori lista: Old Fashioned half and half whisky e mezcal – che detta così sembra il testo di una canzone dei Club Dogo. Veramente ottimo e dal prezzo più che onesto, considerando i prodotti utilizzati in miscelazione la cui qualità troverà conferma anche l’indomani mattina, con #zeromalditesta e #zeropostumi. Decido di bissare (e di trissare, non c’è due senza sTREnght), anche perché i rapporti con il barman, disponibile e coinvolgente pur sapendo mantenere le giuste distanze, iniziano a farsi ottimi: sorrisi, strette di mano e shot di mezcal offerto prima di prendere la porta – nel senso di uscire – non possono che scaldare il cuore. Il mio socio invece surfa egregiamente tra Pisco Punch, Lion’s Tail (bourbon, Pimento Dram, zucchero, lime), My Sour (bourbon, cognac, lime, Peychaud’s e orange bitter, ginger syrup).
Strano ma vero, io invece mi son fatto tre drink uguali: niente di grave eh, solo che quando provo un nuovo posto mi piace cambiare quello che ho nel bicchiere… è che con tutta sta varietà nell’aria, ho bisogno di un po’ di certezze. E dove vado a cercarle se non a Casa mia?
Michele Iuliano