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Tina Maccheroni

ZERO here: Nu maccarone vale cchiù ‘e ciente vermecielle

Categories Restaurants
quartiere Navigli

Contacts

Tina Maccheroni V.le Bligny, 29
Milano

Time

  • lunedi 12–22
  • martedi 12–22
  • mercoledi 12–22
  • giovedi 12–22
  • venerdi 12–22
  • sabato 12–22
  • domenica 12–22

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Vi è mai capitato di dire “Pasta? Ok, ma giusto due fili”? Poi lo sappiamo tutti che non è mai vero, che di fili di pasta ne mangiamo dieci e facciamo pure il bis, perché le cose fatte bene sono irresistibili, soprattutto quando hanno radici antiche. Questo è quello che succede quando si va a mangiare da Tina Maccheroni, un nuovissimo locale in Viale Bligny, aperto da meno di un mese ma che sa già di casa.

La vetrina del locale ci attrae ed entriamo: ci accoglie il proprietario con un grandissimo sorriso e una gentilezza ormai rara, ci chiede se sia la nostra prima volta da loro e ci spiega il concept di quel luogo apparso dal nulla. L’idea è quella della frittatina di pasta napoletana – una delle più sublimi invenzioni dell’umanità, per recuperare la pasta avanzata – portata poi a una nuova forma, in una versione se vogliamo più moderna ma, vi assicuro, ugualmente deliziosa: la pasta non è impanata e fritta ma cotta al forno (e no: questo non la rende per niente secca ma croccante fuori e morbida dentro, come tutte le cose che notoriamente ci piacciono).

La frittatina di pasta napoletana: una delle più sublimi invenzioni dell’umanità.

Una cosa mi colpisce subito: né il proprietario né il cuoco che brevemente si affaccia in sala hanno l’accento campano; penso a quando giri per Milano e incontri qualcuno che dice di essere siciliano perché i suoi bisnonni, una volta, hanno passato tutto agosto ad Acitrezza, ma quando alla fine mangio la mini-pastiera mi dico che qualcosa o qualcuno di napoletano ci deve essere, perché il sapore è proprio quello.

Le monoporzioni perfettamente tonde si presentano in diverse versioni, dalla più classica pasta e patate fino alla frittatina speciale del giorno che, nel nostro caso, s’ispirava alla cucina tailandese ed era un’esplosione di sapori intensi e freschi. Il menu offre anche opzioni vegetariane e vegane, sformati di sole verdure e anche una selezione di dolci tipici campani.

Nel mentre tante persone entrano a ordinare ma nessuno si ferma a mangiare. Sarà per il freddo della serata invernale, e tutti cercano un pasto pronto da portare a casa e mangiare al caldo. La sala è tutta per noi, cosa che ci costringe a fare commenti a bassa voce ma che ci rende delle specie di divinità, trattati con i guanti. Mentre mandiamo giù uno spumante in bottiglietta da 25cl, ci regalano una bustina a testa: dentro troviamo gli sticker con il loro logo e la faccia di Maradona, il simbolo napoletano per eccellenza, prima ancora di San Gennaro.

Eppure, nonostante il simbolismo partenopeo, notoriamente esuberante, il design del locale è essenziale. Gli sgabelli di ferro sotto a uno stretto bancone in legno percorrono tutta la parete, e anche se sono più comodi di quanto sembri rimarcano l’idea che Tina è un posto di passaggio: in quattro morsi sbrani la tua pasta, in due sorsi bevi la tua birra, e a pancia piena si continua la serata altrove.

D’altronde, A vita è nu muorz, come recita l’insegna luminosa sopra il bancone di questo piccolo locale.

 

Scritto da: Sabrina Tracuzzi