Kiwon è quello che succede quando tre amici smettono di parlare e iniziano a trasformare le parole in fatti. Niente manifesto, niente mood, niente storytelling da due cartelle. Solo cucina coreana fatta come si deve e vino che gira nel modo giusto.
Dietro al progetto ci sono Emanuele Romanelli, Ha Neul Ko (aka Cielo) e Carmine Colucci. Romanelli è l’anima di Temp, una delle enoteche naturali più solide della città. Ha Neul Ko è lo chef di Ginmi, ristorante coreano che a Milano non ha mai fatto sconti a nessuno. Carmine Colucci è la mente dietro la Sala del Vino, posto che manca ancora parecchio. Tre percorsi diversi, stessi valori: materia prima scelta con criterio e una visione del vino che non segue le mode.
Kiwon è un’enoteca con cucina coreana contemporanea. Tradotto: non aspettatevi piatti addomesticati o coreanità di facciata. Qui si spinge quando serve, si sta puliti quando ha senso, senza cercare l’effetto wow a ogni costo. Il wow arriva lo stesso, ma di lato. Questa piccola enoteca in zona Dateo fa una cucina che spinge, che erutta, che grida.
Questa piccola enoteca a Dateo fa una cucina che spinge, che erutta, che grida.
Il kimchi jeon apre le danze: frittata coreana al kimchi, bella spicy, diretta, senza compromessi. I tteokbokki di riso sono comfort food con carattere, quelli che continuerei a mangiare anche quando ho già detto “basta”. La hue di ricciola è affilata, fresca, precisa, il piatto che rimette in riga il palato.
I mandu di carne, accompagnati da kimchi bianco, sono pura goduria. Il pollo fritto alla coreana non manca (e meno male): croccante fuori, succoso dentro, fatto per essere mangiato con le mani e con un bicchiere sempre pieno. Con ‘sto pollo le papille vi sudano. I japchae chiudono il cerchio con equilibrio e sostanza.
E poi c’è il vino. Non di contorno, non decorativo. Protagonista. Bottiglie scelte da chi beve davvero, da chi sa quando osare e quando tenere il freno. Il tipo di carta che ti fa venire voglia di fidarti e dire: “scegli tu”.
Kiwon è anche questo: un posto dove chi lavora si diverte. E si vede. Nell’atmosfera, nel ritmo, nel modo in cui il tempo si allunga e le serate finiscono più tardi del previsto.











